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1 aprile 2009

Sulla scelta di Salvi e Ingrao - che sempre di "voto utile" stannoparlando

Convince poco la scelta effettuata da due importanti rappresentanti della sinistra italiana, Cesare Salvi e soprattutto Pietro Ingrao, di appoggiare per le Europee il listone "comunista" varato da Prc e Pdci. Specialmente nel caso di Cesare Salvi, di Sinistra Democratica - Per il Socialismo Europeo, che addirittura giunge a candidarsi, portando con sé la sua storica componente Socialismo 2000. Cosa c'azzecchi con un raggruppamento che ha come punto fondante una orgogliosa rivendicazione di un'identità comunista -tocca dire, anche molto fine a sé stessa- non è chiaro.
In sintesi, il ragionemento portato avanti da Salvi e da Ingrao, che ha annunciato il suo voto per il raggruppamento comunista nonostante le molte divergenze con la linea ferreriana, è che in un momento così difficile per la sinistra italiana bisogna privilegiare soggetti politici che godano già di radicamento e di una buona organizzazione partitica. Sì il discorso è comprensibile, però è la riproposizione del concetto del voto utile che già tanti danni ha portato.
Per quanto sia difficile la sfida, è questo il momento di provare a costruire un partito di sinistra in Italia, che vada oltre a un identitarismo sterile, con la volontà e la possibilità di incidere sulla società italiana. E per realizzare questo obiettivo, c'è bisogno dell'impegno e del contributo di tutti, senza cercare scorciatoie.

Intanto, oggi pomeriggio ore 17.30 al Teatro Pavone, Perugia, ci sarà la presentazione ufficiale di Sinistra e Libertà. Presenti tra gli altri i compagni Fava e Vendola.

20 marzo 2009

"Correre da soli": retrospettiva

Recentemente Romano Prodi ha dichiarato come l'annuncio orvietano (Orvieto e Pd, assieme, stai sicuro portano merda) di Veltroni del voler "correre da soli" del Partito Democratico sia stato tra gli eventi innescanti la crisi del governo.
Condivido in pieno, ed effettivamente è difficile negare che una scelta strategica del genere, nel contesto politico di una maggioranza composita che si reggeva con pochissimi voti di scarto sia stata dirompente. Con che credibilità pretendi di governare con un determinato progetto politico, quello dell'Unione, e dall'altro lato dichiarare questo stesso progetto politico fallimentare e fallito (e con esso quindi più di dieci anni di storia politica del centrosinistra italiano)? E tale scelta di Veltroni è stata anche il fattore determinante che l'anno scorso mi convinse definitivamente ad abbandonare il Partito Democratico, progetto peraltro fin dall'inizio mai condiviso. Che magari con un altro segretario, e altre scelte, le cose forse sarebbero andate diversamente.

Il "correre da soli" di Veltroni è stato forse l'errore più grave della segreteria di Veltroni (condiviso peraltro dalla larga maggioranza del partito, che in piena euforia walteriana non faceva che lodarne la saggezza e lungimiranza).
Ha anzitutto accelerato drasticamente la fine del Governo Prodi: ok, era pressoché impossibile che riuscisse ad arrivare a fine legislatura, ma le condizioni per non avere elezioni anticipate così anticipate c'erano. E di fretta di riavere questo Governo Berlusconi proprio non ce n'era.
Dal punto di vista politico, ha compromesso probabilmente il cammino unitario del centrosinistra italiano, unica via di una reale possibilità di avanzamento progressista, senza troppo compromettenti sfiancature verso il centro.
Infine, abbinata con tutta la velleitaria campagna sul voto utile, la fine dell'Unione ha dirottato non pochi voti degli altri partiti di sinistra, erodendoli al punto di non far loro raggiungere una rappresentanza parlamentare: per contro, ha artificiosamente pompato i voti dell'Italia dei Valori, il partito più populista e destroide del centrosinistra, con cui unica eccezione era stata stretta una incoerente e insensata alleanza. Col risultato di una sinistra umiliata, avviata verso scelte congressuali quasi suicide, e uno sleale Di Pietro reso protagonista della politica italiana. Coi risultati sotto gli occhi di tutti.

17 febbraio 2009

Arretrati: legge elettorale per le Europee, sicurezza, Bersani eSardegna

Scrivo adesso alcune note politiche che in realtà avrei dovuto scrivere due settimane, ma che per il sovrapporsi degli eventi ma anche e soprattutto per pigrizia si erano tralasciati.

La riforma della legge elettorale delle Europee. Quale cavolo è la necessità di una riforma? La legge attuale, proporzionale pura, garantisce perfettamente la necessità di rappresentatività che è la funzione propria delle elezioni per il Parlamento Europeo: unico organo con legittimazione democratica nell'Unione, non ha veri compiti legislativi, ed è quindi assolutamente pretestuosa la scusa della governabilità che viene addotta come scusa per introdurre lo sbarramento al 4%. Siamo chiari, la non frammentazione può essere un valore, e di una soglia di sbarramento del 4% si può anche parlare. Ma non con l'attuale sistema politico. La maggioranza non può pretendere di cambiare il sistema politico imponendolo con una legge elettorale. Non sono briciole i partiti sotto il 4%. Cinque anni fa per essi votò il 20% dell'elettorato. Nelle attuali condizioni della politica italiana, milioni di elettori vengono privati potenzialmente e probabilmente del diritto di eleggere ed essere rappresentati. Questo è assolutamente antidemocratico. Quello che più fa rabbia poi è stato l'atteggiamento del Partito Democratico. Cosa sperano di ricavarne ammazzando sul nascere ogni progetto alternativo di ricostruzione della Sinistra? Per una manciata di voti sperano di replicare il giochetto del voto utile? Qual è il senso nel guastare definitivamente i rapporti con tutta la parte politica della quale comunque ha bisogno per poter governare a livello locale, e di cui avrà bisogno per poter ambire a tornare al governo nazionale?

C'è stato poi il decreto sicurezza. Legalizzazione delle ronde di partito, possibilità dei medici di denunciare i pazienti irregolari che vengono a farsi curare, aumento della tassa per il permesso di soggiorno. E poi tutte queste anime belle a ergersi a difensori della vita sul caso Englaro. Si diceva una volta socialismo o barbarie. Qui di certo non siamo al socialismo.

Unica nota positiva, la candidatura di Bersani alla segreteria del Partito Democratico. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di mettere le cose in campo, che riconosce l'errore nei Ds di schierarsi compatti al completo nel 2007 dietro Veltroni, con liste piuttosto in contrasto tra loro (errore anche mio di appoggiarlo, un progetto come "A sinistra per Veltroni"; ragione aveva il compagno Brunori a sostenere che era una contraddizione in termini), legato veramente alla tradizione della sinistra italiana, e non a una personalizzazione a base di americanismo e buoni sentimenti, con una reale idea e concezione di quella che deve essere la struttura e il funzionamento di un partito. 


Saltando a quest'oggi, l'assoluto disastro delle elezioni regionali in Sardegna. Un monito, per chi se ne stesse scordando, che l'Italia è diventata un paese profondamente di destra, e che di lavoro e lotta ce ne sarà da fare moltissima nel futuro.

16 aprile 2008

Analisi e autocritica

I dati
Il Partito Democratico è andato molto sotto le attese. Attese che per qualcuno arrivavano persino alla vittoria, e per molti erano di una sconfitta onorevole alla Camera, e il "sabotaggio" del Senato con almeno un quasi pareggio. Invece col 33,2% dei voti vuol dire che si è rimasti piantati al 2006, facendo il pieno come al solito solo nelle regioni rosse in cui si può contare su quella che era la presenza organizzativa diffusa dei Democratici di Sinistra; tutti i sacrifici e i bocconi amari ingoiati invece per cercare voti nell'elettorato moderato (Calearo per fare un nome a caso) sono stati invece piuttosto inutili, o comunque hanno determinato avanzamenti minimi vanificati da uscite verso Italia dei Valori o peggio a destra.
Sinistra Arcobaleno. Veramente un disastro incredibile. Specie nelle regioni come l'Umbria, dove sono arrivati a perdere il 75% dei voti. Sicuramente in parte è una perdita virtuale, però questa virtualità porta a escludere dalla rappresentanza politica forze che avrebbero qualcosa da dire. Dove sono andati i voti? In parte astensionismo, in parte a ingrassare lievemente il Partito Democratico o, per gli irriducibili antiveltroniani, l'Italia dei Valori. Molti sono stati gli errori della dirigenza della SA, a partire dalla candidatura stessa di Bertinotti, non certo il leader più adeguato per questa campagna. Si è pagato poi il non essere riusciti a presentare un vero progetto politico, come per contro tocca rendere atto a Veltroni, ma solo un cartello elettorale a scopo di sopravvivenza. E l'aver impostato la campagna in maniera troppo conflittuale anziché competitiva, specie verso il Pd. Questi i fattori che hanno impedito di guadagnare nuovi voti. E anzi a perderne, specie combinati con il miraggio del voto "utile", alimentato (ad arte o con convinzione, questo è da vedere) dal Partito Democratico, per cui larga parte dell'elettorato della SA ha scelto di votare comunque l'alleanza Pd-Idv nella speranza malriposta di riuscire a competere per il raggiungimento del premio di maggioranza ed evitarsi, se tanto toccava stare all'opposizione, a doverla fare a un gioverno Berlusconi.
[per chi ha un po' di tempo da perdere, vada a vedere un po' di dati sul tracollo dei partiti della SA in Umbria, che c'è roba ai limiti dell'incredibile]
Italia dei Valori. Nel centrosinistra, l'unico partito con un vero risultato positivo, alimentato da una quota di voti antiveltroniani provenienti dalla Sinistra, e soprattutto dal clima "antipolitico" dell'ultimo anno, che hanno fatto guadagnare un credito politico assolutamente immeritato per un partito personale vagamente conservatore senza una vera progettualità politica, che in un paese normale (ossia senza Berlusconi) starebbe senza dubbio saldamente a destra.
Udc. Oggettivamente ha retto bene una situazione sicuramente difficile, riuscendo a resistere alle sirene del voto utile grazie forse anche a una quota di elettorato ex Margherita. Certo eh, se toccava superare lo sbarramento regionale al Senato solo per fare eleggere Cuffaro, potevamo anche tutti risparmiarcelo.
Maggioranza. Tutto nelle aspettative nel complesso, tranne il raddoppio della Lega Nord. Non so e non voglio indagare sulle ragioni di un tale successo, in proporzione anche in regioni come l'Umbria. Però so solo che è veramente preoccupante.
Ho evitato i Socialisti per pietas.

Prospettive
Per la Sinistra italiana sono nere. E' il punto peggiore raggiunto nella storia repubblicana. Si tratta di ricostruire da capo una cultura di sinistra in Italia, ricercare l'egemonia, tornare a rappresentare i ceti popolari, ricostruire soggetti politici di massa. Se vogliono farlo i partiti della Sinistra Arcobaleno, devono cambiare radicalmente, che sono tutto tranne che di massa, e troppo spesso scadono nel massimalismo senza dare rappresentanza degli interessi di cui si ritengono portatori. Il Partito Democratico allo stesso modo è a un bivio, e deve ridiscutere molte delle scelte fatte fin ora dal gruppo dirigente veltroniano, a meno che non voglia essere un partito tendenzialmente moderato sostenuto dal voto dell'elettorato post comunista.

Insomma il lavoro da fare è tanto e di portata storica, le premesse scarseggiano e i leader anche.
Parafrasando Mao, tutto va bene.

13 aprile 2008

A sette ore dall'inizio del voto

Giunti ormai all'ora triste dell'apertura dei seggi elettorali per le elezioni politiche 2008, considerazioni sulla campagna elettorale conclusasi venerdì sera a mezzanotte.
E' stata atipica rispetto alle altre vissute fino ad ora. Rispetto al 2001 e al 2006, molto più breve. Causa elezioni anticipate, si è svolta in due mesi scarsi, mentre le altre volte di fatto era partita ancora in autunno. Estremamente polarizzata poi su Partito Democratico e Popolo della Libertà, con gli altri soggetti politici oggettivamente penalizzati ed emarginati, con una tendenza (perniciosa) all'instaurazione di un bipartitismo coatto.
E' stata una campagna anomala però soprattutto per i temi trattati, anzi, non trattati. Gli unici argomenti di dibattito sono stati prima il discorso sulla "utilità" del voto, quindi l'Alitalia, oggetto di indebite speculazioni elettoralistiche, infine la presunta incapacità dell'elettore medio italiano di capire che tocca mettere la croce su un solo simbolo... Solo negli ultimi 10 giorni si è alzato un po' il clima, con qualche sparata nel complesso trascurabile. I partiti maggiori stavolta neanche si sono presi la briga di riportare promesse, più o meno fasulle, sui manifesti elettorali.
Veltroni è oggettivamente riuscito a condurre una buona campagna, ha ottenuto visibilità, è riuscito a dettare l'"agenda". Ma impostandola in fondo tutta sull'adesione ideologica al progetto del Partito Democratico, più che su programmi più o meno caratterizzanti.
La campagna di Berlusconi è stata incredibilmente sottotono, o per la sicurezza data dai sondaggi, o per una stanchezza dell'uomo.
Personalmente, l'ho trovata una campagna triste.
E fastidiosa per l'uso massiccio dei banner su internet da parte dei vari schieramenti.
Prospettive: dalle parti del Pd di ottimismo se ne è visto tanto, reale, e a tutti i livelli. E' anche vero che qualunque sia l'esito finale alla Camera, quasi ogni risultato sarà comunque spendibile positivamente se considerate le condizioni di inizio febbraio. Oggettivamente una vittoria alla Camera pare molto improbabile, mentre al Senato il risultato è facilmente in bilico. Quali potrebbero essere gli sviluppi con una doppia maggioranza parlamentare, è impossibile dirlo. Ed è meglio forse neanche pensarci.
Per la Sinistra Arcobaleno la situazione pare difficile. L'argomento-ricatto del voto utile solo al Pd contro Berlusconi è forte, e molte sono le incertezze per una formazione costruita in due settimane per la necessità elettorale di evitare l'estinzione parlamentare di una serie di distinte tradizioni. E c'è il rischio di ulteriori emorragie a sinistra, verso i settari frazionisti (fatemi usare questa terminologia per una volta!) delle ex minoranze di Rifondazione Comunista.
A destra, c'è l'incognita dei voti di Alleanza Nazionale. La concorrenza de La Destra è forte, nei confronti della classe dirigente finiana praticamente scomparsa nel corso delle elezioni.
Grossi spazi per l'Udc non credo ci siano, l'elettorato centrista puro ormai è ridotto a poca cosa, il grosso s'è polarizzato ormai da anni (a destra...)
Lasciamo stare per pietà il Partito Socialista...

Il sottoscritto... come va, va male. Certo, può andare male o può andare peggio, e naturalmente mi auguro che se è che vinca Veltroni. Fatto sta che però mi ritrovo a neanche otto ore dall'inizio delle votazioni ancora indeciso, e con una serie di buone ragioni per non votare né Partito Democratico né Sinistra Arcobaleno. Però qualcosa toccherà scegliere.

Buon voto a tutti.

12 marzo 2008

De Utilitate

Tra i -pochi- temi che stanno tenendo banco durante questa giornata, tra i più ribattuti pare essere il dibattito sulla cd. utilità del voto. Sinteticamente, si sostiene che l'unico voto utile sarebbe quello da una parte per il Partito Democratico e dall'altra per il Popolo delle Libertà. Al massimo, viene concesso il voto per l'Italia dei Valori.
Sarebbe il caso di farla una riflessione sul concetto di "utilità" del voto. Che è potenzialmente pericoloso. Se per utilità si intende alimentare la oggettivamente remota possibilità di evitare un ritorno di Berlusconi al governo, causa necessità dettata da legge sul premio di maggioranza e rottura della fu Grande Alleanza Democratica, allora oggettivamente è il Partito Democratico a dover essere votato.
Ma "voto utile" è indubbiamente anche quello che permetterebbe a evitare che il pensiero politico di centrosinistra sia egemonizzato dal Veltronismo; elettoralmente meno utile, politicamente altrettanto se non maggiormente utile.
Ripeto, un bipartitismo coatto imposto da tali regole rappresenta una logica pericolosa per la stessa idea di democrazia rappresentativa.