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14 ottobre 2012

Il (molto quasi pseudo) ritiro di Veltroni

Ok, ce lo si sa che magari bastasse non averlo più come deputato perché non ce lo si trovi più a continuare a fare danni, che non è propriamente esiziale essere o non essere deputato, specie nell'Italia di oggi, per fare politica, però non si poteva non condividere quel brivido di esultante felicità al leggere e ad immaginare di un Veltroni che finalmente se ne sciacqua.

13 settembre 2012

La Conca ha accolto Veltroni...

A fine giornata, si nota con piacere, con un occhio al pluviometro, come la natura e il clima della Conca Ternana abbiano reagito alla venuta di Veltroni a Terni.
Per carità di dio - che ok la crisi idrica, ma non vogliamo le alluvioni -, che non si facesse vedere Renzi da queste parti.

29 febbraio 2012

Politiche sparse

Robe varie sparse.
Veltroni pare si sia offeso per qualche dichiarazione di Vendola, che in soldoni gli ha dato del destro, e vorrebbe scuse formali etc etc, e nel PD inevitabilmente gli danno sostegno e solidarietà. Premesso che, nel merito, Vendola c'ha piena ragione (e altrettanta Mussi nella replica), la cosa puzza alquanto, qui si vuole artatamente montare su il caso politico, Fassina stesso, con l'appoggio di Bersani, non è che nella sua lettera di risposta all'intervista di Veltroni settimana scorsa abbia usato toni e termini molto diversi (e neanche Orfini quest'oggi).
Monti annuncia di volere un "graduale spostamento dell'asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette", nel silenzio generale. E io che ero rimasto che la tassazione indiretta, IVA e affini, per sua natura, è più iniqua, in quanto non progressiva e slegata dalla capacità contributiva. Mah.
Da ultimo, il fiscal compact, il deleterio accordo capestro siglato da quasi tutti i governi europei, che lega mani e piedi tutti i contraenti a politiche economiche, quantomeno per l'Italia, eterodirette, dannose e insostenibili. In Irlanda l'accordo verrà sottoposto a referendum. In Italia, è oggettivamente difficile trovare qualcuno che sappia vagamente di cosa stiamo parlando. Poi, si scopre anche che perché l'accordo entri in vigore, è sufficiente venga ratificato da solo appena 12 dei 25 firmatari. E che non solo, che la ratifica è di fatto obbligata, pena l'esclusione dalla copertura del fondo salva-stati. Un profondo ripensamento di cosa è o è diventata l'Unione Europea è urgente e prioritario, e appunto, non si può lasciare questi temi alla propaganda di estrema destra.

21 febbraio 2012

Veltroni sull'art. 18... dieci anni

In molti già hanno scritto sulla disgraziata intervista di Veltroni a Repubblica, non sarebbe necessario aggiungere granché, le posizioni espresse si commentano da sole.
"Santuari del no che hanno paralizzato l'Italia per decenni". A parte che lo dice per perifrasi, non ha neanche il coraggio di dirlo esplicitamente che riterrebbe l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la norma che prevede il reintegro, nelle aziende sopra i 15 dipendenti, del lavoratore licenziato senza giusta, una norma ingiusta che da 40 anni starebbe bloccando e facendo danni all'Italia. E costui proverrebbe dal PCI, è stato segretario del PDS, in tantissimi si sono entusiasmati per lui nel 2008.
Neanche dieci fa, nella primavera del 2002, la CGIL di Cofferati guidava una grandissima mobilitazione, vittoriosa, contro ipotesi di modifica dell'art. 18 molto più blande di quelle che circolano oggi, sulle quali probabilmente il governo interverrà con l'ennesimo decreto. Una mobilitazione, quella del 2002, che segnò l'inizio di una grande riscossa contro il berlusconismo, vittorioso nel 2001, sino al culmine raggiunto con le Regionali del 2005. Anni in cui però, col senno del poi, abbiamo perso a sinistra una grande occasione, visto che nel contempo cominciavano a germinare molti dei problemi con cui ci scontriamo oggi. Dieci anni dopo, ci ritroviamo con un Veltroni che sposa tesi che a stento i falchi di Confindustria, e daje e daje, un martellamento quotidiano dei media su questi temi, e questa è la cosa più preoccupante, che stanno lavorando con successo a creare opinione, snaturando ulteriormente quello che è rimasto, o diventato, la sinistra italiana.

13 dicembre 2011

Odio (moccian/veltroniano)

"Perché io credo che quelle colonnine  a cui si legavano i lucchetti, pensate in maniera intelligente nel periodo del sindaco Veltroni, erano la soluzione ideale per permettere ai giovani di sognare e di avere un po' di romanticismo".
Moccia che ci dà nuovi motivi per odiare Veltroni (o viceversa).

14 ottobre 2011

Spezzando una lancia per i Radicali

In primo luogo, il pensiero grato che vola a Veltroni.
In secondo luogo, se in ipotesi passando nel centrodestra i radicali riuscissero a ottenere un provvedimento di clemenza e qualche riforma strutturale che svuoti le carceri, tanto di cappello, il gioco varrebbe la candela (che poi tanto daje, non è per i radicali che Berlusconi cadrà o resterà in piedi): il punto è che, comunque, provvedimenti del genere non sono certo nell'aria, né la maggioranza c'avrebbe i numeri, ma soprattutto la volontà, per farli.
In terzo luogo, e veniamo alla pars costruens, che s'è titolato di volere spezzare una lancia in favore dei radicali, alla Bernini tocca dire che 28 giorni o quello che sono di sciopero della fame esteticamente parlando le hanno fatto proprio bene.

23 febbraio 2011

Bei tempi (cattiverie gratuite contro Veltroni)

Nell'ormai lontano 1994, già Berlusconi era al governo, ma ancora non si aveva un'idea precisa di ciò che sarebbe stato, il PDS aveva una bella falce e martello nel simbolo, e soprattutto Veltroni e Sansonetti, rispettivamente direttore e vice de l'Unità, si limitavano a far uscire in allegato al quotidiano libriccini con storie di fantasmi.
Bei tempi!
[ah, non c'era manco Concita De Gregorio!]

6 agosto 2010

Analisi, possibilità e latinetti... a settembre si balla!

Preso dagli otia, il vir bonus Nicola rischia di trascurare i negotia.
Sia mai!
A parte i latinetti, prima della partenza verso altri orizzonti un paio di parole sull'attuale situazione sono da spendere.

L'altro giorno con la quasi sfiducia a Caliendo si è certificata la crisi totale della maggioranza di governo.
Verosimilmente, si aspetta l'autunno, e abbastanza presto la crisi verrà aperta.
Che fare?
E' indispensabile scongiurare la possibilità di crisi immediata, con elezioni anticipatissime, in autunno. Sarebbe il disastro, l'opposizione versa in uno stato ancora di confusione tale che ci si ritroverebbe una nuova maggioranza Pdl/Lega Nord, solo che senza i finiani, nonostante il totale fallimento di quest'ennesima esperienza berlusconiana.
Governo tecnico, di transizione, quello che ci pare. Ma che dia uno stacco di qualche mese di qui alla primavera, faccia magari una nuova legge elettorale meno incasinata. E che permetta alle opposizioni di organizzarsi, e che lascerebbe bollire un po' Berlusconi. Ripeto, elezioni subito, con le televisioni militarizzate, e dovendo improvvisare tutto, sarebbero il suicidio finale del centro centrosinistra sinistra.
Detto questo, gli scenari. Sull'astensione a Caliendo si è profilato un fronte unico centristi sparsi/finiani. Possibile, probabile. La butto lì: legge elettorale a collegi uninominali maggioritari, e tre poli: Berlusconi/Lega, finiani/Udc/Rutelli e ulteriori spezzoni di Partito Democratico, rimanente PD/Sinistra Ecologia Libertà e boh, spezzoni sparsi. E si balla.
In quanto sopra non compare l'Italia dei Valori. E' una variabile. Di Pietro di per suo è culturalmente di centrodestra, moderato. E' solo per la fesseria fatta da Veltroni, che gli ha aperto praterie a sinistra, che vi si è buttato. Ma se SEL e Vendola saranno capaci di fare concorrenza seria a sinistra, e se avesse la possibilità di un'alternativa non berlusconiana, Di Pietro lo vedo probabile a tornare sui suoi passi, e assai disponibile a buttarsi con Fini. Le sue radici sono quelle.
L'altra grande variabile, Vendola. L'"astro nascente" del centrosinistra. Personalmente, da elettore di SEL, convince poco. Troppo personalista, inutilmente retorico. "Potere alla poesia" finché rimane una canzone dei Folkabbestia è un conto, politicamente un altro. E me lo ricordo, che un anno fa con tutti i casini della sua giunta lo si dava per politicamente finito. Poi, il pasticciaccio brutto con Emiliano, Boccia, i franceschiniani pronti a vendicarsi su D'Alema e Bersani, e tocca dare atto dell'abilità con cui ha ribaltato la frittata, con le primarie "Vendola contro tutti". Ma, oggettivamente, senza la desistenza dell'UDC, frutto delle trattative che c'erano state, ce la scordavamo la sua vittoria in Puglia, le Fabbriche e mo' la sua candidatura. Però. Fatto sta che probabilmente è la personalità con più chance, e toccherà giocarsele bene. Quantomeno, una coalizione verrà ricostruita.
Il PD in mezzo, nel fango. Che non riesca a esprimere, a livello nazionale come spesso locale, una personalità in grado di rappresentare tutto il centrosinistra, è grave. Senza voce in tv. Con Bersani che fa, come da sua formazione, il segretario di partito. Mentre, grazie all'ennesima genialata del fu Veltroni, oggi non serve un segretario di partito, ma un leader del centrosinistra. Bellu casino. Con tanti democratici pronti ad appoggiare Vendola, che è antitetico allo spirito, al progetto del PD. Vedremo un po'.

Amici, compagni, passanti, buone vacanze.

21 luglio 2010

Paroleparoleparole... il seminario di Democratica

Si legge su un banner sul sito de l'Unità di una tre giorni organizzata da Democratica, la scuola di formazione politica di area veltroniana, sul tema "Democrazia, religioni, identità". Ospiti annunciati, lu Walter Veltroni, Nichi Vendola, quel giovane sindaco di Firenze tale Matteo Renzi, il filosoficheggiante Massimo Cacciari, lu vescovo Paglia, un imam, un rabbino e "tanti altri". Parolai. Poracci gli iscritti, quante chiacchiere dovranno sorbirsi.

13 luglio 2010

Tocca farsi forza

Le prove della vita.
Scaricare Valter brani Sarajevo (Walter difende Sarajevo), film jugoslavo a tema partigiano, e scoprire che è doppiato in cinese.
Sarà stato il perfido nome, Walter, che doveva mettere in guardia.
Su Nicola, obdurat!

6 maggio 2010

Esegesi del "farsi fottere" dalemiano

D'Alema ha mandato Sallusti, il vicedirettore del Giornale, "a farsi fottere" nel corso di una puntata di Ballarò.
Giustissimo eh per carità, e non sarebbe male se non rimanesse solo un'espressione figurata.
Però di sicuro uno scatto così da parte di D'Alema un po' ha sorpreso tutti.

Sarebbe da fare poi un po' di esegesi sull'espressione "farsi fottere". Un americanismo, "fuck you", invece dell'italiano "vaffanculo".
Un segno di togliattismo anti-azionista e società civile, per tenere le distanza da un Grillo che del "vaffanculo" ha fatto un'icona?
Oppure, soffermandosi sull'americanismo, un sotterraneo messaggio di tregua a Veltroni?

22 gennaio 2010

Understatement comunicativi

Un discorso che si sente fare spesso, in questi giorni di difficoltà politiche evidenti del Partito Democratico, è la lamentela sulla scarsa presenza e visibilità del segretario Bersani (tranne che quando c'è bisogno di polemizzare, come settimana scorsa al "caminetto", in cui le minoranze l'hanno accusato di scarsa collegialità... ma vabbe').
In parte sicuramente è vero, non si sta certo muovendo al meglio, delle responsabilità della segreteria nazionale in tutti 'sti casini ci sono.
In parte, non c'è un sistema televisivo favorevole che ti concede visibilità, e anche la carta stampata di larga diffusione, il gruppo Repubblica, non è particolarmente affine alla segreteria Bersani.
In parte, concentrandoci sulla poca visibilità, Bersani però l'aveva anche preannunciato in un'intervista di qualche settimana fa, quando ha sostenuto che avrebbe rilasciato dichiarazioni e sarebbe andato in televisione solo quando necessario. Una scelta voluta di understatement.
Che poi, andando con la mente solo fino a pochi anni fa, la sovraesposizione mediatica del segretario di un partito, cui ci siamo rapidamente assuefatti, è roba recente. E' da quando Veltroni è diventato segretario, ed è cresciuto esponenzialmente nei mesi di Franceschini, che ci si è abituati a vedere ogni giorno il segretario in televisione a esternare e rilasciare dichiarazioni (che per come si svolge la vita politica oggi, e con l'importanza della televisione, in parte senza dubbio ha degli aspetti positivi). La linea "comunicativa" tenuta da Bersani e la sua concezione della segreteria non è dissimile da quella che era la norma fino a Fassino.

22 dicembre 2009

Dalemismo bis - inciuci

L'altro giorno, in merito alle discusse dichiarazioni di D'Alema in tema di inciucio, m'è parso il classico caso del Dalemismo, come lo si intendeva qualche tempo fa. Ossia, magari il nostro dice cose non condivisibili, però porca miseria come le dice bene, che classe sempre! Come l'altro giorno, che ritirava fuori la polemica togliattiana contro la cultura azionista. Ahhhh!

Andando poi a cercare di rileggere con un po' più di attenzione le dichiarazioni incriminate e il contesto (ci si è affidati a l'Unità che dovrebbe essere fonte abbastanza affidabile su quel che riguarda le vicende democratiche), andando oltre le sole reazioni altrui su cui si è imperniato il dibattito, ci si è fatti l'idea che c'avesse anche abbastanza ragione, e che ci si sia montato un caso su in maniera piuttosto strumentale. Di fronte alle perplessità della minoranza del Pd di fronte alla disponibilità del partito di cercare un dialogo sulle riforme (premetto subito, a me anche sa una grande fesseria ostinarsi a cercarlo, che non si caccerà mai un ragno dal buco, essendo altre le preoccupazioni del centrodestra, che periodicamente usa il tema del dialogo per cercare, riuscendoci, di mettere in difficoltà il centrosinistra, e lo si vede dalle premesse, le ipocrite richieste di un "patto democratico" che mira solo a frammentare e isolare fra loro le forze di opposizione; lieto di vedere che anche Veltroni se ne sia accorto, dopo che ha passato mesi e mesi a teorizzarlo questo famoso "dialogo"), ha risposto osservando come il compromesso in sé non è una cosa dannosa, ma spesso utile e necessaria. E come alle volte, in nome di una cultura come quella azionista che rischia di essere solo massimalismo, si rifiuti a priori ogni compromesso in nome di una presunta purezza dei principi, magari additando ogni possibilità di compromesso sprezzantemente come inciucio.

Il discorso è questo. Cose tutte piuttosto pacifiche, di buon senso. Poi si può discutere se calandoli alla situazione odierna questi principi siano in grado di essere applicati. Opinione personale, scritta sopra, è molto scettica. Però su questo è da discutere, mentre le dichiarazioni di D'Alema sono state estrapolate, trasformate in un "D'Alema elogia l'inciucio con Berlusconi sulla giustizia" in maniera estremamente strumentale, per fare bassa polemica anche all'interno dello stesso Partito Democratico.

3 dicembre 2009

Ganzu Veltroni

Ganzu Veltroni, che da segretario disertava le manifestazioni del sindacato e teorizzava il "dialogo" con Berlusconi, e oggi lo troviamo a sostenere il No Berlusconi Day (su cui si ritornerà a brevissimo).

24 ottobre 2009

Primarie 2009, voto per Bersani

Alle Primarie del 25 Ottobre del Partito Democratico, visto che il regolamento balordo lo permette, partecipare, e votare Pierluigi Bersani segretario.
Un compagno serio, preparato, con una reale conoscenza del mondo del lavoro italiano, di come funziona un partito. Senza nuovismi inutili, per un partito legato alle classi lavoratrici, al sindacato. Con un'identità chiara, che affronti e risolva le contraddizioni irrisolte da tre anni di progetto di Partito Democratico.
No a Franceschini e alla continuità del gruppo dirigente degli ultimi 10 anni che hanno portato il centrosinistra italiano al pietoso stato attuale. A un modo di fare politica eccessivamente retorico, dai toni populistici. Che dietro di sé continua a portarsi tutto e il contrario di tutto, come fu due anni fa per Veltroni. Una scarsa serietà, di chi dopo aver perso malamente le elezioni europee si rimangia quanto detto pochi mesi prima, e inizia una campagna aggressiva, ostile, trattando i propri compagni di partito -e che rappresentano il 55% degli iscritti, ricordiamocelo- come avversari politici.
Mi sa voto disgiunto al Regionale: beh che non glielo dai il voto a Valerio Marinelli?

20 marzo 2009

"Correre da soli": retrospettiva

Recentemente Romano Prodi ha dichiarato come l'annuncio orvietano (Orvieto e Pd, assieme, stai sicuro portano merda) di Veltroni del voler "correre da soli" del Partito Democratico sia stato tra gli eventi innescanti la crisi del governo.
Condivido in pieno, ed effettivamente è difficile negare che una scelta strategica del genere, nel contesto politico di una maggioranza composita che si reggeva con pochissimi voti di scarto sia stata dirompente. Con che credibilità pretendi di governare con un determinato progetto politico, quello dell'Unione, e dall'altro lato dichiarare questo stesso progetto politico fallimentare e fallito (e con esso quindi più di dieci anni di storia politica del centrosinistra italiano)? E tale scelta di Veltroni è stata anche il fattore determinante che l'anno scorso mi convinse definitivamente ad abbandonare il Partito Democratico, progetto peraltro fin dall'inizio mai condiviso. Che magari con un altro segretario, e altre scelte, le cose forse sarebbero andate diversamente.

Il "correre da soli" di Veltroni è stato forse l'errore più grave della segreteria di Veltroni (condiviso peraltro dalla larga maggioranza del partito, che in piena euforia walteriana non faceva che lodarne la saggezza e lungimiranza).
Ha anzitutto accelerato drasticamente la fine del Governo Prodi: ok, era pressoché impossibile che riuscisse ad arrivare a fine legislatura, ma le condizioni per non avere elezioni anticipate così anticipate c'erano. E di fretta di riavere questo Governo Berlusconi proprio non ce n'era.
Dal punto di vista politico, ha compromesso probabilmente il cammino unitario del centrosinistra italiano, unica via di una reale possibilità di avanzamento progressista, senza troppo compromettenti sfiancature verso il centro.
Infine, abbinata con tutta la velleitaria campagna sul voto utile, la fine dell'Unione ha dirottato non pochi voti degli altri partiti di sinistra, erodendoli al punto di non far loro raggiungere una rappresentanza parlamentare: per contro, ha artificiosamente pompato i voti dell'Italia dei Valori, il partito più populista e destroide del centrosinistra, con cui unica eccezione era stata stretta una incoerente e insensata alleanza. Col risultato di una sinistra umiliata, avviata verso scelte congressuali quasi suicide, e uno sleale Di Pietro reso protagonista della politica italiana. Coi risultati sotto gli occhi di tutti.

18 febbraio 2009

Sempre sulle dimissioni di Veltroni

Grande è la confusione

sopra e sotto il cielo


osare l'impossibile osare


osare perdere


grande è l'impossibile


osare la confusione


il cielo sopra e sotto


ci si può solo perdere


CI SI PUÒ SOLO PERDERE


Tornando sulle dimissioni di Walter Veltroni. Non nascondo che ho provato una certa soddisfazione nell'apprenderle. E' che il mio giudizio probabilmente è viziato da quella che anche un'avversione di tipo personale.
Comunque, il momento scelto per le dimissioni è piuttosto intempestivo. Oh, per quel che mi riguarda, Veltroni avrebbe potuto e dovuto dimettersi da parecchi mesi. O meglio, avrebbe dovuto indire il congresso per ben prima dell'ottobre 2009, lasciando che si trascinassero troppe questioni, contrasti, e un'opinabile gestione del partito. Francamente non vedo nel risultato delle elezioni sarde, per quanto brutto, un elemento di rottura tale con la situazione preesistente da giustificare le dimissioni immediate. Senso di responsabilità vorrebbe il non lasciare il Partito Democratico così, appiccato, con le Europee già abbondantemente compromesse ormai alle porte e senza la chiarezza sul che fare, congresso, direttorio, primarie.
Che fare adesso? Convocare un congresso anticipato è difficile, per il problema degli iscritti in primis. E' comunque una strada da tentare. Tanto appunto, le Europee sono già abbondantemente compromesse, e arrivare al congresso a ottobre, fra 8 mesi, con una leadership e una linea provvisoria, è un suicidio.
Qualcuno ipotizza addirittura il ritorno allo status precedente, un ritorno a Ds e Margherita. Per quanto l'idea mi potrebbe piacere, è ormai troppo tardi, ed è un'idea infattibile. E' quindi interesse di tutti che il progetto del Pd vada avanti, e vada avanti bene.

17 febbraio 2009

Le dimissioni di Veltroni

Quistu manco è stato bono a dimettese come si deve, quando si deve.

8 febbraio 2009

AutoPDerotica

Secondo fonti ben informate, il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni starebbe indulgendo in ripetute pratiche di autoerotismo a causa del messaggio di ringraziamento inviatogli dal presidente Obama per la lettera di congratulazioni  per l'insediamento.

19 gennaio 2009

Pd in crisi

L'altro giorno un compagno del Pdci ha fatto una fine analisi politica dell'attuale crisi del Partito Democratico: Walter Veltroni è tonto. E magari comincia ad accorgersene pure lui.