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7 marzo 2013

Cordoglio per la morte di Valentino Paparelli

Profondo cordoglio per la notizia della morte di Valentino Paparelli, studioso di musica e cultura popolare, amante della montagna, compagno, e l'enorme rimpianto di non avere avuto modo di conoscerlo più approfonditamente.
Una parte non irrilevante dei miei interessi e della mia formazione posso dire di doverla a lui e al suo tramite.

14 dicembre 2012

Ricordi dell'esame (imperituri!)

Comunque sia andata, si porterà sempre il ricordo degli splendidi panorami della albe invernali in Valnerina, e la praticità dei gabinetti alla turca dell'aula dell'esame.

17 luglio 2012

Ritorno a Colleponte

Ritorno alla Valle. Non a Macenano, alla Valle, Colleponte, che non tocca confondersi.
E passare un po' di tempo al locale circolo Arci, birretta ghiacciata dopo una camminata, vicino al Nera, a sentirsi  i discorsi degli anziani del posto in canottiera.
Aaaahhh!!

7 maggio 2012

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione... sulle tracce dei partigiani della Gramsci reload!

A circa un annetto di distanza, si è ritornati sui monti tra Piediluco e Buonacquisto, sede delle prime basi dei partigiani della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", per terminare la ricognizione.
Dettaglio dei luoghi, storia e come raggiungerli.
Località "Pozzanghere" o "Pozzacchie" - Le Pozzacchie, sul Monte Castiglioni, fu la prima base stabile del nucleo di partigiani, provenienti da Terni, Papigno e Arrone, costituitosi immediatamente dopo l'armistizio dell'8 Settembre, guidati da Alfredo Filipponi, Pietro l'Albanese, Comunardo Tobia, Dante Bartolini e altri. E' una radura sul Monte Castiglioni, che domina le valli laterali della Valnerina di Castiglioni di Arrone e di Castiglioni, collegata agevolmente al crinale che dalla Forca di Arrone sale verso la Pelosa e Polino. Sul diario di Alfredo Filipponi la località è denominata "Pozzanghere", probabile "ripulitura" del toponimo "Pozzacchie", con cui è indicato sulle carte IGM.

 

Per raggiungere la località, in bicicletta o mezzo 4x4 si può prendere la stradina bianca che sale dalla Forca di Arrone sulla sinistra, guardando il Lago di Piediluco. In alternativa, a piedi, conviene partire da poco prima della frazione di Buonacquisto. Le strade sono due. Poco prima del curvone prima del paese, si sale per una traccia di sentiero che costeggia una recinzione, fino a raggiungere una grande sterrata, creata da poco. C'è un incrocio a vista, e si prende la strada che sale abbastanza decisamente verso sinistra, fino a una selletta, vicino a un boschetto di pini, dove si incrocia la strada che sale dalla Forca di Arrone. Per evitare di allungare, si prende verso destra, lungo una sterrata più piccola che segue il crinale, fino a scendere a un'altra sella. A questo punto si raggiunge la strada principale, attraverso tracce di sentiero, a vista a 200 m di distanza sotto la sella. Si prosegue a questo punto lungo la strada principale, che si restringe lievemente, mentre corre lungo il crinale del Monte Castiglioni. Dopo 300 metri circa si raggiunge Pozzacchie, un'ampia radura, circondata da un muretto a secco, con ruderi di un casolare, adibita oggi per la caccia agli uccelli. In tutto, poco più di un'ora di cammino.
Sulla via del ritorno, è più agevole ritrovare l'altra via. Tornati alla selletta, anziché tornare dalla sterrata si trovano le tracce, abbastanza confuse, del sentiero che sale da Buonacquisto. Scende abbastanza rapidamente fino a un fontanile, Fonte Santa Cristina, e da lì a una sterrata che attraversa un campo: o lo si costeggia, arrivando al curvone di partenza, o si prosegue la stradina, che arriva, passati alcuni ruderi, una ventina di metri prima della chiesetta di San Venanzio, punto di partenza dell'altra escursione.
Località "Parcherecce" o "Porcherecce" - La località Parcherecce fu la base del secondo nucleo inziale di partigiani della Gramsci, con Vero Zagaglioni e Luigino Bonanni, provenienti perlopiù da Marmore e Piediluco. La località, posta sopra i Casali di Mèlaci, importante punto di appoggio, domina la sottostante valle del Fuscello, dove corre la strada che da Morro Reatino porta a Leonessa. Anche in questo caso, probabile "ripulitura" del termine "Porcherecce" da parte di Filipponi, nel proprio diario.


Oltrepassata Buonacquisto, sulla strada che sale verso Polino e Colle Bertone, dopo poche centinaia di metri si trova la chiesetta di San Venanzio, con annesso cimitero. Tralasciando la strada bianca che costeggia la chiesa (che conduce invece alla vecchia miniera di lignite), dieci metri oltre si prende la stradina che, a destra, costeggia la strada per Polino. Basta seguire per una mezz'oretta l'ampia strada bianca, fino ad arrivare ad un cancello, sul limitare dell'ampia zona di pascolo dei Casali di Mèlaci (secolare oggetto di contesa tra Buonacquisto e Polino). L'area, oggi abbandonata, mostra ancora i segni di un lungo insediamento, a partire dalle rovine di due grandi casali. Attraversato il pascolo, si sale seguendo le tracce, attraversando poi il bosco, fino a raggiungere il crinale, dove si trovano dei ruderi di un casolare e arriva un'altra sterrata, proveniente dalla strada per Polino, più a monte.


16 marzo 2012

La proclamazione della Zona Libera di Cascia

"Con la liberazione di Norcia, Leonessa, Poggio Bustone, Albaneto e le rispettive frazioni, dell'Alta Valnerina, la brigata garibaldina Antonio Gramsci ha liberato circa mille chilometri quadrati di territorio. Migliaia e migliaia di lavoratori sono stati liberati dalla schiavitù nazifascista. 
Questo Comando, mentre invita i cittadini a collaborare con i partigiani per le necessità delle popolazioni locali, rende noto che da oggi 16 marzo 1944 il territorio di Leonessa e di S. Pancrazio (Narni) con i limiti: Rivodutri, Poggio Bustone, Albaneto, Castiglioni di Arrone, è considerato staccato da Rieti, Terni e Perugia, città dominate ancora dai nazi-fascisti, ed è unita al territorio di Cascia, Norcia e Monteleone e l'Alta Valnerina. Per conseguenza la brigata garibaldina Gramsci, unica autorità esistente in detto territorio che degnamente rappresenta la nuova Italia democratica, assume la responsabilità di fronte ai cittadini militarmente, politicamente e amministrativamente. I cittadini, per le loro necessità, sono invitati a rivolgersi ai rispettivi Comuni e al Comando della brigata sito all'albergo Italia di Cascia."


Proclama affisso il 16 Marzo 1944 dal Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", dopo la liberazione di Leonessa, con la massima estensione della Zona Libera di Cascia. Da "Le tappe della Resistenza".

24 gennaio 2012

Putacaso... proposte per il turismo di montagna invernale, sul versante orientale della Valnerina

Putacaso si interrompesse la "fase positiva dell'Oscillazione Artica", e si decidesse a fare un po' di neve (che ci stiamo seriamente a intristi', stanotte si sognava che era già maggio, e non aveva nevicato per tutto l'inverno), e putacaso qualche casuale lettore da Polino, Monteleone di Spoleto, Sant'Anatolia di Narco, Scheggino, Caso, Gavelli, la montagna tra la Valnerina e l'altopiano insomma, s'è mai pensato all'enorme potenziale della zona per il turismo di montagna invernale (non quello industriale e velleitario dello sci alpino, come sciaguratamente vogliono riproporre in Vallonina, ma ciaspole, sci da fondo, escursionismo invernale)? 
Tutta la zona compresa tra la Pelosa e il Salto del Cieco, fino al Coscerno (e probabilmente anche oltre), passando per l'Aspra, il Monte Birbone e il Monte Motola, è tutto un susseguirsi di vallette in quota, collegate tra loro da una miriade di strade bianche, senza particolari pendenze, che conducono alle forche e si collegano tra loro, con splendidi panorami, in un ambiente ancora molto intatto e poco frequentato. Con un po' di segnaletica in più, e un po' di visione di insieme (tipo, in territori tra loro limitrofi e strettamente collegati, è abbastanza ridicola e insensata la mancata coordinazione in campo turistico tra i comuni -irredenti, chiaramente- ricadenti in provincia di Perugia e quelli, Ferentillo e Polino, della provincia di Terni), si potrebbe creare un comprensorio ideale per la montagna invernale.

31 dicembre 2011

Strenna 2012! - La Valnerina Ternana, Rifugi anti-aerei a Terni, Le tappe della Resistenza

Periodo denso e un po' incasinato. Ultimi giorni non si è mai trovato un po' di tempo per questo blog, e sicche cose degne di essere commentate ce ne sono state, a partire da morti eccellenti e il simpatico umorismo di Monti, che a quanto pare, lui  e il suo CrescItalia, dev'essere stato qualche volta a lezione al nostrano Bar-ack Obama. 
Per perdonarmi con i ben noti amici compagni e passanti che visitano questo blog, unitamente agli auguri di un 2012 degno, sereno, e se possibile, positivamente di svolta, splendidi regali per voi tutti.
Il libretto del disco "La Valnerina Ternana"! Disco bello e interessante, registrato in Valnerina a inizio anni '70, con i testi e una miriade di informazioni. [by the way, s'è scoperto che, in un analogo disco intitolato "La Sabina. Una tipica area di transizione.", vi è una registrazione di una canzone di Dante Bartolini, "Il traditore Tanturi" (altre versioni sono "Il vile Tanturi", o Tanduri), cronaca della battaglia di Poggio Bustone, il 10 marzo 1944; la canzone è stata ripresa anche recentemente da Piero Brega , "Fuori dal Paradiso": se per caso qualcuno è in possesso di tale canzone, lo prego vivamente di contattarmi]-
Da un articolo comparso su "Ingenium", rivista dell'Ordine degli Ingegneri di Terni, un articolo con notizie sui rifugi anti-aerei pubblici di Terni, e soprattutto il loro elenco, corredato di indirizzi.
La perla infine, la scannerizzazione di un libriccino, edito per il Decennale della Liberazione a cura del Comitato di Liberazione di Terni, "Le tappe della Resistenza", con una storia sommaria, immagini e mappe dell'operato della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.
Ancora, un augurio di cuore di buon 2012 a tutti.

27 luglio 2011

La contraddizione della bandiera rossa in Valnerina

Si scopre che la bandiera rossa della Penna dei Cocchi, in Valnerina, viene issata, quasi ogni anno, da militanti del circolo del Partito Democratico "Berlinguer" di Torre Orsina e Collestatte.
Cosa più che ottima, ti apre il cuore vedere sventolare il Primo Maggio la bandiera rossa sulla Valnerina Ternana.
Solo che. Lascia alquanto sconcertati che a farlo siano militanti democratici, che l'hanno rivendicato anche sul volantino della festa de l'Unità da loro organizzata settimana scorsa, riportando ampi stralci di un articolo in cui si parla della bandiera, e concludendolo con "La valle della cultura operaia, dove è riapparsa l'ultima bandiera rossa, si ferma, com'è noto, all'altezza del varco stretto di Ferentillo. Dopo c'è un'altra Valnerina, quella dei coltivatori diretti e del moderatismo cattolico. Il Pd doveva ricucire questa frattura simbolica e subito dopo andare oltre, camminare verso sentieri nuovi e verdi, com'è in questa stagione la valle del fiume.". Premesso che, mo', Valnerina ternana operaia e oltre Ferentillo piccoli coltivatori diretti moderati e partito che deve andare oltre è un'impostazione e un'analisi alquanto anni '50 (nei dintorni del partito nuovo di Togliatti), questo è uno dei tanti sintomi della contraddizione, già latente nel PDS/DS, esplosa con il Partito Democratico. "Vino buono in botte cattiva". Un'enorme quantità di militanti ed elettori, una vera massa, che è transitata senza verbo proferire in vent'anni dal Partito Comunista al Partito Democratico. Lasciando di fondo invariate le proprie idee, in totale contraddizione con quello che è diventato il "Partito" e la sua linea. Che pare non si rendano - o non vogliano rendersi - conto che il PD non è un andare oltre le divisioni, prima riportate, delle masse popolari degli anni '50, ma un andare oltre, e rinnegare ampiamente, quella che è l'identità e la storia della sinistra italiana. Che la bandiera rossa è una cosa, il PD un'altra.

4 luglio 2011

Al cimitero di Colleponte (la Valnerina è il centro della lotta)

Se ci si reca al cimitero della frazione di Macenano-Colleponte, 5 km a nord di Ferentillo (nella zona della Valnerina detta appunto Valle di Ferentillo), paese natale di Alfredo Filipponi, e si dà uno sguardo alle facce e ai nomi di coloro che abitavano quella che era una delle principali basi di appoggio della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, ci si può fare un'idea abbastanza chiara di quello che era il retroterra sociale che ha permesso al movimento partigiano di mettere radici e svilupparsi.

[e se si vuole un'occasione per farlo, la zona della Valle è una delle più belle della Valnerina, è pieno di anziani che giocano a carte sotto gli alberi in riva al fiume, e tra pochi giorni inizia la bella festa "Mille note sul Nera", che si concluderà con il concerto di Gigione il 17 luglio]

6 aprile 2011

In memoria delle stragi di Leonessa del 2-5-7 aprile 1944

In questi stessi giorni, a inizio di aprile del 1944, tutto il territorio libero controllato dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci venne investito da una grande offensiva antipartigiana tedesca, forte di diverse migliaia di uomini. Oltre a infliggere un duro colpo ai partigiani della Gramsci, che riuscirono a sganciarsi solo dopo aspri combattimenti, costati decine di caduti e il quasi sbandamento della formazione, le rappresaglie nazifasciste infierirono sulla popolazione inerme, con centinaia di morti e interi paesi dati alle fiamme, come Poggio Bustone.
A Leonessa la violenza nazifascista fu particolarmente feroce, con 51 civili trucidati tra il 2 e il 7 di aprile 1944. Per commemorare l'eccidio, e cercare di rendere un po' più nota una delle tante stragi tedesche avvenute in Italia durante l'occupazione, rimaste prive di responsabili, e quasi rimosse dalla memoria collettiva, ieri si è creata una pagina su Wikipedia sull'argomento.

L’eccidio di Leonessa fu una strage nazifascista avvenuta tra il 2 aprile 1944 e il 7 aprile 1944 a Leonessa e nelle frazioni circostanti, nel corso del quale vennero trucidati 51 civili.

La Resistenza a Leonessa
Il territorio di Leonessa, in provincia di Rieti, fu largamente interessato da un forte Resistenza fin dall’ottobre del 1943. Le bande partigiane della zona f
acevano riferimento alla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, che a partire dalla fine di dicembre 1943, a seguito della liberazione di Norcia e Cascia, riuscì a dare vita a una delle prime zone libere d’Italia, nel territorio immediatamente a nord di Leonessa.
Il movimento antifascista leonessano aveva i suoi punti di riferimento in Roberto Pietrostefani, Giuseppe Zelli, Ugo Tavani, e soprattutto nel giovane parroco Don Concezio Chiaretti: quest’ultimo, a capo del CLN locale, e referent
e della Brigata Gramsci, si sforzò in tutti i modi di preservare la popolazione locale durante l’occupazione tedesca, specialmente in occasione di momenti di tensione come quelli seguiti alla fucilazione, il 26 febbraio 1944, del commissario prefettizio fascista Francesco Pietramanico. Grazie agli sforzi del parroco, si riuscì a evitare la rappresaglia nazifascista, e addirittura a ottenere la nomina di Ugo Tavani, fiancheggiatore della Resistenza, come nuovo commissario prefettizio. Sempre grazie all’impegno di Don Chiaretti, che convinse i militi del presidio della Guardia Nazionale Repubblicana a lasciare il paese, Leonessa venne occupata pacificamente dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci il 16 marzo 1944, accolta dalla popolazione festante. Con la liberazione di Leonessa, la zona libera sotto il controllo dei partigiani raggiunse la sua massima estensione, arrivando a comprendere tutta la vasta zona compresa tra la Valnerina, Norcia e la rotabile Piediluco-Leonessa-Posta.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa, in divisa di cappellano militare degli Alpini Il giorno 1 aprile 1944 diverse migliaia di uomini della Wermacht e delle SS, coadiuvati da reparti fascisti, diedero inizio a una vasta operazione militare antipartigiana, con l’intento di eliminare la minaccia che la Brigata Gramsci e altre formazioni minori rappresentavano per le linee di rifornimento con il fronte abruzzese e laziale. La zona libera controllata dai partigiani cessò di esistere, e i battaglioni della Gramsci riuscirono a sganciarsi dal nemico solo dopo aspri combattimenti protrattisi per circa una settimana, e che misero a forte repentaglio l’organizzazione e la tenuta
della Brigata, costringendola ad abbandonare tutti i centri abitati più importanti (Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Leonessa).

Le stragi di Leonessa
Leonessa venne immediatamente occupata dai nazifascisti, che provvidero a incarcerare subito un centinaio di persone, tra veri e presunti antifascisti. L’eccidio ebbe inizio il 2 aprile 1944, con la fucilazione di sei persone nella frazione di Villa Carmine. Dopo alcuni giorni di tregua, la notte del 5 aprile, nella frazione di Cumulata, 13 abitanti vennero trucidati dalle truppe tedesche guidate da Rosina Cesaretti, una giovane locale, amante di un ufficiale tedesco, emigrata a Roma, e tornata in paese a seguito dello sfollamento: dando sfogo anche a odi e rancori personali, essa personalmente guidò i tedeschi nella scelta delle vittime,
tra cui un suo stesso fratello e una zia. Il 6 aprile i tedeschi concessero un altro giorno di tregua, nel corso del quale permisero a Don Concezio Chiaretti di celebrare una messa per i caduti di Cumulata: ma l’indomani, 7 aprile 1944, venerdì santo, mentre pareva che le truppe tedesche stessero per ritirarsi, a conclusione delle operazioni militari, giunse un automezzo con a bordo 15 militi delle SS per un nuovo rastrellamento. 24 persone vennero prelevate, portate presso il paese e fucilate a sangue freddo: tra di esse, anche il commissario prefettizio Tavani, e il parroco Don Concezio Chiaretti, morto perdonando i suoi assassini. Nel corso del rastrellamento, altri 8 cittadini di Leonessa vennero uccisi dalle truppe tedesche nelle frazioni di Villa Gizzi e Ponte Riovalle: alla fine, l’eccidio di Leonessa arrivò a contare 51 morti fucilati dalle truppe tedesche.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nessuno dei re
sponsabili delle stragi di Leonessa è stato punito per i suoi crimini. A Leonessa, la piazza principale del paese è stata intitolata ai martiri del 1944, e un sacrario ne ricorda la morte. Don Concezio Chiaretti venne promosso al grado di capitano cappellano per merito di guerra alla memoria.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa e martire della Resistenza, in divisa di cappellano degli Alpini

11 gennaio 2011

Polino su Rai1!

La notizia che "Eroi per caso", fiction di Rai1 con Marcorè e Insinna ambientata nel Carso durante la Prima Guerra Mondiale, in onda ieri e stasera, è tutta girata a Polino è degna di nota.
Caro popolo, avrai la possibilità di ammirare la Pelosa, i boschi di Colle Bertone, il vecchio paese di Polino.
Alla facciaccia di Bartolini, che tanto c'aveva da ridire su Polino a Diritto Amministrativo.

[trincee con vista sulla valle del Fuscello, pendici della Pelosa]

10 gennaio 2011

Al partigiano Virgilio Bartolini

Ieri 9 gennaio, dopo un giro ricco di memorie resistenziali e antifasciste, tra Papigno, Piediluco e Arrone, sceso ai Castiglioni di Arrone, frazione tra le più importanti basi di appoggio della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, si è appresa la morte di Virgilio Bartolini, partigiano combattente della Gramsci, probabilmente parente di Dante Bartolini "Ernesto", uno dei comandanti della Brigata, e di Loreto Bartolini "Tancredi", noto antifascista appunto di Castiglioni, responsabile dei patrioti della zona.

25 dicembre 2010

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"


Cuore sereno, e tanti auguri a tutti, amici e compagni!

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"
"I pochi presenti al Comando decidono di approfittare della bella giornata di maggio, per trascorrere qualche ora di riposo. Certamente quelli di servizio di guardia rimangono al loro posto per questi si provvederà domani che sono di riposo. A passare l'ordine ai partigiani ci pensa l'ufficiale di servizio con l'aiuto dei due piantoni.
Si consuma il rancio tutti insieme nella pratarina. Appena terminato di mangiare il partigiano La Bella, comincia a suonare la sua fisarmonica. Dante prende la vecchia chitarra e cerca di fare d'accompagno alla fisarmonica. I giovani partigiani cominciano a ballare ma con molta fatica poiché la sala improvvisata non ha pavimento asfaltato, ma poggia sulla terra più o meno battuta. Ballano pure le figliole del Comandante e la Gianna. In un secondo tempo ballano gli anziani: Pasquale, Gildo, Procoli, Bruno ecc. Il cuoco arriva con una damigianetta di vino e passa da bere a tutti. Il Comandante parla brevemente della situazione politica e militare del momento e chiude il suo dire con queste parole: « Compagni partigiani, dopo i numerosi nostri carissimi fratelli e compagni, fucilati dai tedeschi, dopo i 96 partigiani caduti prima del rastrellamento e i 54 caduti durante gli undici giorni di accerchiamento da parte delle due divisioni tedesche, qualcuno potrebbe obbiettare che non si dovrebbe ballare e stare allegri come tutti noi stiamo in questo momento. Tale giudizio potrebbe avere anche fondamento, ma la vita è la vita. A che varrebbe mettersi in lutto? Certamente a nulla. Noi - dice Pasquale -, siamo in dovere di vendicare i nostri caduti, ma ciò lo facciamo raddoppiando le nostre azioni di guerra contro i nazifascisti. La nostra parola d'ordine è sempre stata e lo sarà fino alla definitiva liberazione del nostro Paese: rendere impossibile la vita al nemico che sta calpestando la nostra cara Italia.»
A questo punto i presenti tutti a una voce gridano: « W l'Italia libera e indipendente!»
Pasquale riprende a parlare dicendo: « Qualche volta è necessario divertirsi pure per qualche ora. Ciò serve anche, specie ai giovani, per raddolcire l'animo. Non si possono passare i mesi e mesi a pensare al servizio di guardia e sparare con il mitra, la bomba o la mitragliatrice. Malgrado la fede che ci anima - afferma con forza il Comandante -, malgrado la giustezza della nostra lotta armata, in quanto mira non soltanto a ridonare la libertà al popolo e l'indipendenza alla nazione, ma anche ad accelerare la fine della guerra, con il fermo proposito che di guerre non se debbono più fare, occorre se pure per poche ore lo svago, il diversivo. Altrimenti si potrebbe cadere alla aberrazione. Divertitevi perciò cari compagni partigiani con l'istesso slancio di quando partite per le azioni di guerra.»
Alfredo Filipponi "Pasquale", comandante della Brigata Gramsci.
[da "Il diario di Alfredo Filipponi, comandante partigiano"]

15 novembre 2010

Monte Maggiore in Valnerina

Fresca fresca di ieri.
Il Monte Maggiore è tra le cime più alte (se non la più alta) del versante ovest della Valnerina, 1428 m s.l.m. A metà altezza, all'altezza di Piedipaterno. Escursione simpatica, tranquilla, poco più di un paio d'ore a salire, un po' meno a scendere, largamente assolata.
Il punto forte è il panorama. Anzitutto per tutta la gita si ha una bella visuale sui costoni occidentali della Valnerina, che dalla strada rimangono coperti. In cima poi si spazia, con un punto di vista piuttosto atipico. Il Monte Maggiore si trova infatti in un punto chiave, tra la Valnerina, la valle che porta verso Sellano e la Valle Umbra, con il Monte Serano e lo Spoletino. Da sud verso est si domina e si apprezza tutta l'orografia della media valle del Nera, dalle zone a nord presso Visso, a scendere fino a Ferentillo, con gli innesti delle valli del Tissino (verso Monteleone di Spoleto) e del Corno (verso Norcia), mentre l'orizzonte è chiuso dal Terminillo, dal Gran Sasso, dalla Laga, fino ad arrivare all'arco dei Sibillini, perfettamente visibili. Verso nord, c'è la vista sulla valle che da Cerreto porta a Sellano, e da lì i monti e gli altipiani fino a Colfiorito. Infine, vicino verso ovest, il monte Serano (la montagna sopra Campello e Trevi) e gli scorci sulla Valle Umbra e lo Spoletino. Insomma, mezza Umbria, e pezzi di Lazio Abruzzo e Marche.
Da Terni, si segue la Valnerina fino a Castel San Felice. Si prende il bivio sulla sinistra, che porta alla strada di mezza costa che da Forca di Cerro domina la valle per andare verso Sellano, e si seguono le indicazioni per il paese di Meggiano, 796 m s.l.m. Una volta arrivati (8 km dal fondovalle), a piedi si sale per la carrabile che inizia subito prima del paese, risalendo fino a una sella tra le querce (50 min). Si seguono lungo la cresta delle tracce di strada in direzione nord, fino al valico di Passo Cattivo (altri 40 minuti). Da lì la strada torna ampia, e sale lungo il costone della montagna fino a un piccolo rifugio (25 minuti). Si sale ancora un po' tra i pascoli verso la cima, che si raggiunge in breve tempo (25 minuti), e che appare spianata (un antico castelliere?). In alternativa, da Passo Cattivo c'è un'altra strada bianca, che scende fino a Colle Vento, circa 1 km oltre Meggiano.

8 giugno 2010

"Vengo da Precetto sul cruscotto c'ho il cornetto"

Dopo le "Giovani Marmotte" degli addii al celibato sanfransceschiani, il gusto di sedersi co' li vecchi in piazza a Ferentillo, e farsi una birra gelata...

2 gennaio 2010

La Valnerina è il centro-o-o della lotta!

E ancora una volta, la Valnerina è il centro della lotta!
Tutti a Ussita bardasci!

13 ottobre 2009

Intensa attività youtubbica

Da un po' di giorni ci si è messi a postare roba fondamentale su YouTube.

Filone liscio: grandissimi successi di Marietto Riccardi!

Monachella
Occhio non vede
Chi balla

Filone popolare: postiamo la Valnerina Ternana!

Resistenza

Su fratelli su compagni
Non ti ricordi mamma quella notte
La Valnerina è il centro della lotta

Popolari
Il dodici dicembre a matina
E prima di canta' chiedo permesso
E io dormo fra le pecore e li cani
Cosa piangi mia cara Gemma

19 giugno 2009

Stornelli

Stornelli della Valnerina ternana. Da sbobinare meglio.

E prima di canta' chiedo permesso
se in questo modo se si può cantare

Dormu fra le pecori e li cani
pe' fa magna' l'agnello a li padroni

se magnano la carne li padroni
e a noi ci danno l'ossa come i cani

Vonno li meglio frutti de stagione
e vonno lu cappone anche a Natale

Vonno li nostri fiji a fa' il garzone
e quel che non han voglia il professore

I fiji lavoratori so' più 'ntelligenti
ecco perché loro non so' contenti

Speriamo finirà quista cuccagna
e se non si lavora nun se magna

E quando la cambieremo questa usanza
allora tornerà la fratellanza

La Valnerina è il centro della lotta
che al nemico gli fa' strada interrotta

Il nemico troverà strada interrotta
ma i traditori ci sarà la forca

E caro compagno te lo voglio dire
l'errore fu la gente perdonare

E che condannato sia il traditore
sebbene voglia bene all'umanitate

E tutta l'amici mia se so' sbagliate
io suono sempre la Rivoluzione!

3 maggio 2009

Memorie del Primo Maggio - bis

Eh beh, che magari qua sotto sfugge, il Primo Maggio è soprattutto la Festa dei Lavoratori, ed è la bandiera rossa appesa all'inizio della Valnerina!

8 marzo 2009

SS 209 - Valnerina!

La bella e amata Strada Statale 209 della Valnerina, che scorre per 65 km da Terni e Visso tra splendidi panorami, antichi borghi e memorie della Resistenza (vabbe' anche dei 100 giorni, giusto 5 anni fa precisi -8 e 9 marzo 2004, e sem encar ici!-), ha però tre nemici. In ordine crescente di nemicaggine e pericolosità.

- i ciclisti, che non si rendono conto che su una strada piuttosto trafficata a due corsie se proprio vuoi chiacchierare beh non è il caso di farlo affiancati
- i motociclisti, che regazzi mia andare in carovane di dieci per volta rombando a 120 e tagliando ogni curva possibile anche se hai una macchina che ti sta venendo contro è cosa abbastanza da coglioni
- i limiti a 70 km/h sui rettilinei (limite massimo su tutta la strada, che però ancora ancora ci vai a 80 ed è accettabile) e soprattutto quelli a 50 km/h, messi di continuo per ogni curva ponte casale albero

[ah, nota ai viaggiatori, oltre al doppio autovelox presso Montefranco, ne è stato di recente aggiunto uno nuovo a Sant'Anatolia di Narco. Anzi Santa Natolia, in omaggio al compagno Alfredo Filipponi.]