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23 marzo 2012

Che fare? Что делать? dall'art. 18 un punto di partenza

Come in tanti anni ricordato, dieci anni fa, il 23 Marzo 2002, era il giorno della storica manifestazione della CGIL in difesa dell'art. 18. Il culmine di una grandissima mobilitazione, vittoriosa, che ebbe il merito, oltre di bloccare i tentativi di modifica dell'art. 18 proposti all'epoca dal governo Berlusconi, di rappresentare, dopo le elezioni del 2001 e il G8 di Genova, un punto di ripartenza, di riscossa per la sinistra e le opposizioni dell'epoca (che portò ad una ripetuta serie di successi, al termine dei quali, con le elezioni del 2006, si ebbe veramente una grande possibilità di svolta per l'Italia - ma sappiamo com'è andata a finire). Quello che, per inciso, è mancato dopo la sconfitta elettorale del 2008.


L'attacco reazionario portato avanti dal governo Monti, oggi, è più pericoloso, per molti aspetti, di quello che poteva portare avanti Berlusconi. Per ragioni semplici: hanno i voti in Parlamento, il consenso dei mezzi di informazione, l'appoggio di molti poteri forti, e soprattutto la ferma convinzione e la piena volontà politica delle misure che vogliono mettere in atto. Nel caso specifico dell'art. 18, le modifiche proposte all'epoca da Berlusconi, sperimentazione di sospensione per le nuove assunzioni per determinate categorie, erano ben poca cosa all'abolizione de facto che vogliono approvare oggi.
Che fare? Что делать?, come diceva il compagno Lenin.
Tocca cercare anche di essere positivi. Non possiamo continuare sempre a stare sulla difensiva, a giocare in perdita. La "riforma" non deve passare, questo è il primo punto, irrinunciabile, chiaro. Ma la mobilitazione che si deve costruire, soprattutto, dovrà essere, come dieci anni fa, oggi con ancora maggiore urgenza, e soprattutto sarà l'occasione, per creare un punto di partenza, dal quale ricostruire un movimento di opposizione, con l'obiettivo di costruire un'idea, una politica, radicalmente differente.

21 febbraio 2012

Veltroni sull'art. 18... dieci anni

In molti già hanno scritto sulla disgraziata intervista di Veltroni a Repubblica, non sarebbe necessario aggiungere granché, le posizioni espresse si commentano da sole.
"Santuari del no che hanno paralizzato l'Italia per decenni". A parte che lo dice per perifrasi, non ha neanche il coraggio di dirlo esplicitamente che riterrebbe l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la norma che prevede il reintegro, nelle aziende sopra i 15 dipendenti, del lavoratore licenziato senza giusta, una norma ingiusta che da 40 anni starebbe bloccando e facendo danni all'Italia. E costui proverrebbe dal PCI, è stato segretario del PDS, in tantissimi si sono entusiasmati per lui nel 2008.
Neanche dieci fa, nella primavera del 2002, la CGIL di Cofferati guidava una grandissima mobilitazione, vittoriosa, contro ipotesi di modifica dell'art. 18 molto più blande di quelle che circolano oggi, sulle quali probabilmente il governo interverrà con l'ennesimo decreto. Una mobilitazione, quella del 2002, che segnò l'inizio di una grande riscossa contro il berlusconismo, vittorioso nel 2001, sino al culmine raggiunto con le Regionali del 2005. Anni in cui però, col senno del poi, abbiamo perso a sinistra una grande occasione, visto che nel contempo cominciavano a germinare molti dei problemi con cui ci scontriamo oggi. Dieci anni dopo, ci ritroviamo con un Veltroni che sposa tesi che a stento i falchi di Confindustria, e daje e daje, un martellamento quotidiano dei media su questi temi, e questa è la cosa più preoccupante, che stanno lavorando con successo a creare opinione, snaturando ulteriormente quello che è rimasto, o diventato, la sinistra italiana.

13 ottobre 2011

Avanti un altro giorno e una nuova fiducia alla Camera

Sempre lì ritorniamo, Berlusconi e con sé il centrodestra stanno scivolando ogni giorno più in basso, ultima la clamorosa sconfitta di martedì sul bilancio. "Maggioranza" allo sbando, divisa al suo interno, senza un briciolo di progetti per il futuro, salvo che tirare avanti. Sempre più impellente diventa allora la necessità delle dimissioni, e delle elezioni immediate, per il bene del Paese e per cercare di potere dare una svolta politica.
Domani voto di fiducia alla Camera; ma, ad onta di tutto ciò, Berlusconi riuscirà a riottenerla, magari anche con un buon margine, e via di nuovo, a tirare avanti qualche altra settimana fino al prossimo ostacolo.
E continuiamo a rimanere appiccati, in attesa di non si sa che cosa che possa finalmente sbloccare la situazione. E sempre, con le opposizioni che ci mettono del loro nel fare di tutto per evitare di riuscire a costruire un'alternativa che sia realistica: specie il PD nuovamente spaccato, lungo linee interne sempre più incomprensibili, con larghissima parte del partito che punta a un governo di transizione che arrivi al 2013, puntando esclusivamente sull'alleanza coi centristi e i finiani. Tanto che pare una posizione clamorosa la decisione delle opposizioni parlamentari di non presentarsi in Aula durante le quattro chiacchiere di Berlusconi.
Avanti un altro giorno. Vediamo che succederà in piazza sabato 15 ottobre, se almeno da lì riuscirà a venire una spinta propulsiva.

6 settembre 2011

SCIOPERO GENERALE! Fino a che se ne vada questo governo.

In rapida successione, sta per essere varata l'ennesima manovra finanziaria fatta sulla pelle dei lavoratori, iniqua, fatta di ulteriori tagli ai servizi locali e tasse e balzelli indiscriminati. Che non eviterà di mancare, come le precedenti, gli "obiettivi" prefissati, stante l'evidente carattere raffazzonato delle misure, la totale mancanza di credibilità del governo, privo di una qualsiasi visione a medio termine, la contraddittorietà delle misure annunciate, per cui un giorno si parla di condoni e l'altro giorno di misure alla Visco. Non è una manovra fatta male nel merito, è più radicalmente una manovra dannosa, che porta ulteriore impoverimento e aggrava i problemi.
In più, capitolo a parte, l'art. 8, un provvedimento di una portata devastante, con cui si stabilisce che la contrattazione aziendale (quasi sempre effettuata in condizioni di assoluto squilibrio, per cui l'imprenditore è in grado - a tutti i livelli, si veda la Fiat - di imporre qualsiasi "accordo" ai lavoratori) può derogare non solo alla contrattazione nazionale, ridotta ormai a carta straccia, ma anche a normative fondamentali dell'intero diritto del lavoro, a partire dallo Statuto del 1970. Se passa la norma, questo governo fa realmente tornare indietro di 50 anni la condizione e le lotte dei lavoratori.
Questo governo se ne deve andare il prima possibile, frega un cavolo ormai delle leggi ad personam e via dicendo, ma per il bene di tutta l'Italia.
Sostegno pieno quindi allo sciopero generale odierno indetto dalla CGIL. E' un primo passo. Ma ne servono altri, continuativi, uno sciopero di 8 ore è uno strumento da solo del tutto insufficiente. C'è bisogno di un governo che inizi a tenere conto degli interessi dei lavoratori, non che gli vada contro. Manifestazione oggi, cui ne dovranno seguire molte altre, almeno di 24 ore, diffuse sul territorio. E' il momento che tutte le forze di opposizione (bella speranza), politica e sindacale, vadano alla prova di forza, alla pressione costante fino a che questo governo non se ne vada. Non è più possibile aspettare oltre.

2 marzo 2011

Il rischio dell'autoreferenzialità dell'indignazione della "società civile"

Nel giro di un mese, manifestazione di Libertà e Giustizia, poi quella in difesa della dignità delle donne, mo' in arrivo per la Costituzione e per la scuola pubblica; e prima ancora, da mesi a questa parte, indignazioni e manifestazioni della società civile a cadenza quasi mensile, con immancabili foto inviate dai lettori e Zagrebelsky di rito.
Cause giustissime tutte, e sempre bene che ci mobiliti.
Ma quando verrà il momento di che ci si decide di dargli un pieno contenuto politico alle manifestazioni di piazza? Che, a continuare in questa maniera, l'indignazione della società civile rimane sempre più qualcosa di estremamente autoreferenziale.

17 febbraio 2011

Tattica e strategia

Tattiche e strategie for dummies.
Chiarezza ci vuole. Lo si dica chiaramente: si vuole fare un progetto di emergenza, andare al voto col solo obiettivo di far saltare Berlusconi? Già detto in altre occasioni, se è lo si faccia, frontismo, tutti alleati, da SEL a FLI, governo breve che risistemi qualche fondamentale di economia e legge elettorale, con l'ottica di tornare al voto in un sistema politico "normalizzato". La situazione attuale è oggettivamente a un livello di emergenza tale da giustificarlo. E l'idea di far guidare questo schieramento dalla Bindi, lanciata ieri da Vendola, non è per niente peregrina. Cattolica, progressista, sincera, stimata trasversalmente. Meglio che un "papa straniero", più digeribile a sinistra.
Si vuol fare un progetto politico, di governo a medio/lungo termine? Alleanza di centrosinistra classica, PD, IDV e SEL, non ci sono le alternative (o meglio, ci sarebbe quella di far fuori l'IDV, che se ne potrebbe andare con Fini, ma è un'altra storia).
Lo si dica chiaramente, e si faccia una scelta tra le due ipotesi, tattica o strategia. Basta perdere tempo in pure fantasie, in cui il PD discute e si divide su improbabili alleanze politiche, magari credendoci davvero di poter fare una vera alleanza politica con al contempo l'UDC e le sinistre.
E che si faccia un'opera costante, decisa, per andare al voto anticipato entro maggio, che non possiamo più permetterci di perdere ulteriore tempo. Che in Egitto 18 giorni di manifestazioni sono riusciti a far cadere Mubarak, da noi neanche uno sciopero generale riusciamo a proclamare. Che non ci si può limitare e non può bastare, come è stato scritto a Todi, un "timido collettivo di autocoscienza femminista".

4 febbraio 2011

Tutti fermi.

Situazione. Sconfortante. Ieri ennesimo tentativo di forzatura delle regole democratiche sul "federalismo fiscale", per fortuna stoppato subito da Napolitano. Tutti che si resta appiccati, in attesa, adesso che scappi fuori la foto di Berlusconi uccello all'aria, e sperare che così lo scandalo arrivi a un livello tale che magari decide di dimettersi. Alternative? Nessuna. Andare a elezioni, sì, no. La preoccupazione del PD parrebbe imbastire, senza dirlo a chiare lettere, una GrosseKoalition da SEL a Fini, con Casini a guida. Idee balzane, senza possibilità di applicazione, e ricercate senza neanche curarsi di chi tra i soggetti potrebbe essere interessato. Chiacchiere al vento quindi. Il Parlamento. Dopo il tentativo di spallata di quasi due mesi fa, anche lì tutti fermi. Una maggioranza per governare non c'è, ma Berlusconi sta dimostrando che per tirare a campare ce l'ha, eccome. O meglio, è assolutamente inesistente una maggioranza alternativa. Tutti fermi, non ci si sblocca di una virgola. Ma veramente tocca ridursi a sperare nelle foto di un pistolino di un vecchio.

26 gennaio 2011

Dialettiche democratiche

La domanda ricorrente del PD di quest'autunno/inverno, e parallelamente atto di accusa contro la segreteria, è "Com'è possibile che mentre la fiducia in Berlusconi e nel PDL corolla il PD nei sondaggi resta fermo?". Al che, pronte le risposte sul come cambiare rotta: se si va a elezioni, non si possono assolutamente perderle, però attenzione, evitare come la peste tentazioni frontiste e in specie alleanze con la sinistra, che in effetti sarebbero incompatibili con un vincente profilo marchionnista.
Partito vero, in cui regna la dialettica, la maggioranza risponde alle critiche in maniera costruttiva, non paga del successo della campagna porta a porta di autunno, continua a rimboccarsi le maniche, annuncia una raccolta di 10 milioni di firme per le dimissioni di Berlusconi (niente manifestazioni di piazza, che appunto è inverno ed è freddo, mo' arrivano i giorni della merla): ma mi raccomando, con inizio tra 10-15 giorni, che non bisogna mai infierire sull'avversario nel momento in cui è più debole.

19 novembre 2010

In mezzo alla palude

Note sui giorni in mezzo alla palude, come è stato ben definito 'sto limbo in attesa della resa dei conti (?) del 13 dicembre.
La Carfagna pare essere sul punto di dimettersi, stanca dell'ostilità di diversi colleghi di governo e maggioranza, e per il difficile barcamenarsi tra Berlusconi e Bocchino, suo primo mentore politico. Mah. Un ministro di meno, e so' contento. Basta che non andiamo a santificare pure lei.
Sui già santificati. Fini ieri emette un comunicato che è nuovamente quasi una mezza marcia indietro. Era uno dei primissimi post di questo blog, nel gennaio 2007, ma rimane validissimo. Di base, il coraggio politico gli difetta abbastanza. Se siamo arrivati a questo punto di quasi completa rottura, è solo perché ce l'hanno tirato quasi a forza, e per l'incapacità di Berlusconi di concepire e gestire il dissenso.
Opposizione. Ben vengano qualunque tipo di trappola parlamentare, e cercare di riuscire a imporre un po' il dibattito. Però, vabbe' che non è aria, ma quanto ci starebbe bene un vero grande sciopero generale politico, e manifestazioni di massa fino alle dimissioni del Governo...

16 ottobre 2010

SI' AI DIRITTI NO AI RICATTI. IL LAVORO E' UN BENE COMUNE. Con la FIOM, 16 ottobre 2010.

Pieno sostegno alla manifestazione indetta oggi dalla FIOM-CGIL a Roma.
Per manifestare con forza contro i gravi attacchi portati ai lavoratori, col ricatto tra il lavoro e i propri diritti, con Pomigliano come paradigma, con lo smantellamento della contrattazione nazionale, il tutto con l'inerzia se non anche l'appoggio di CISL e UIL.
In reazione ai tentativi di criminalizzazione del movimento di questi giorni, i titoli in prima pagina per qualche scritta sui muri, gli annunci del ministro degli Interni Maroni finalizzati solo a innalzare la tensione.
E perché, infine, la manifestazione odierna è un tassello fondamentale nel lungo processo di opposizione e di difesa della democrazia, attraverso il quale cercare di ricostruire una cultura di sinistra in Italia, e riuscire a voltare pagina a questi anni.



SI' AI DIRITTI NO AI RICATTI.
IL LAVORO E' UN BENE COMUNE.
Con la FIOM, 16 ottobre 2010.

29 settembre 2010

Dimissioni

Mentre si scrive è in corso il discorso del presidente del Consiglio, sul quale poi chiederà la fiducia delle Camere. Discorso paraculo, in cui tra le tante cazzate ritira fuori l'abbassamento delle tasse, spiega come dalle elezioni 2008 sia venuto fuori non un casino politico generale e generalizzato, bensì un "bipolarismo maturo" (!!!), le solite storie sulla giustizia, un po' di lisciamento del pelo democristiano con il quoziente familiare, come sono bravi a gestire la crisi, addirittura promette la fine della Salerno-Reggio Calabria.
La fiducia passerà, e la risoluzione del nodo della crisi politica in corso viene semplicemente rimandato.
Una cosa. Non si hanno particolari interessi a fare la difesa di ufficio di Fini, anzi. Così tutta la vicenda della casa di Montecarlo la si è sempre trascurata. Ma capiamoci, si tratta solo di un immobile di Alleanza Nazionale che forse è stato rivenduto a prezzo di favore a un parente acquisito?? Se tocca inventarseli gli scandali. Ogni giorno, anche purtroppo andando a coinvolgere spesso il centrosinistra, è un continuo sentire di indagini e inchieste per corruzione (settimana scorsa assessori regionali abruzzesi sulla ricostruzione), e la vox populi di ogni città sussurra, specie nella gestione degli appalti, di scandali di ogni sorta.
In Parlamento stesso, apertamente, si è fatta compravendita di deputati.
Non basta più una conferenza stampa, un manifesto.
In ogni piazza, a manifestare, e a chiedere le dimissioni.

15 settembre 2010

Marcia su Roma e dintorni, e un po' di aritmetica

Emilio Lussu, dirigente socialista e azionista, noto ai più per il libro di memorie della Prima Guerra Mondiale "Un anno sull'Altipiano", ha scritto un altro libro molto molto interessante. Trattasi di "Marcia su Roma e dintorni". Per esperienza diretta, racconta assai bene la genesi del Fascismo, la violenza come sua pratica quotidiana, fino alla sua affermazione e all'omicidio Matteotti.
In un episodio poco noto, racconta delle trattative in corso, al fine di evitare la presa del potere da parte di Mussolini, per affidare la guida del governo a Gabriele D'Annunzio.

C'è qualche voce che parla, in questi giorni, di un eventuale disponibilità di Berlusconi a votare il ritorno alla vecchia legge elettorale, scambiandolo con un voto dell'opposizione al "Lodo Alfano costituzionalizzato", affinché ci sia un'approvazione col quorum sufficiente a evitare il referendum costituzionale confermativo.
Fantapolitica per il momento. Ma se fosse. La dico pesa: sarebbe da accettare. Sarebbe uno scandalo, una vergogna. Ma meglio comunque che andare avanti in questo modo. Sono convinto che Berlusconi ce ne abbia non pochi di motivi per essere in galera. Ma personalmente venga condannato e vada in carcere, a me non importa. A me importa che finalmente sciacqui da li cojoni. Che non è possibile che da dieci anni a questa parte al centro del dibattito pubblico, della politica italiana, ci siano i processi di Berlusconi, che non si parla che dei mezzi scandalosi che cercano di architettare per salvarlo da una condanna. L'ultimo è il processo breve per dirne uno. A 'sto punto, e basta, siamo al livello che è meglio sacrificare la giustizia e la legalità pur di salvare l'Italia. Sai mai, magari una volta che è finalmente al sicuro capace pure faccia un passo indietro. Bisogna voltare pagina con Berlusconi.

La legge elettorale. Quella attualmente vigente assegna la maggioranza della Camera dei Deputati alla coalizione col maggior numero di voti, con la maggioranza relativa. Con un quadro politico bipolare, ha funzionato un po' così. In un quadro politico potenzialmente tripolare, come potrebbe prospettarsi in caso di elezioni anticipate in primavera, la maggioranza parlamentare alla Camera rischierebbe di andare a una lista con molto meno del 40 % dei voti. Berlusconi e Lega, per essere precisi.
Tocca farla un po' di aritmetica. Ci si rifà ai dati del sondaggio pubblicato lunedì su Repubblica. Pdl + Lega vengono dati al 40 % e rotti, un ipotetico terzo polo Udc/Fli/Api al 13 % circa, a un'ipotetica coalizione di centrosinistra il resto.
Che stiamo nella merda è abbastanza palese, comunque vada.
Tocca essere realisti quindi. Smettere di perseguire i piccoli interessi di bottega, che non è proprio il momento. Ad esempio, capisco che Vendola c'abbia legittimissime ambizioni personali e politiche, che in buona parte condivido anche, però non è il momento di attaccare a priori il progetto di Nuovo Ulivo e chiedere le primarie come prima cosa: primarie di coalizione per che cosa? Per una coalizione che non esiste ancora e per elezioni che sono nell'aria, ma non certo convocate? Stesso discorso per Chiamparino ('sta storia del Chiampa con Vendola fa anche abbastanza ride, il sindaco di Torino è indubbiamente fra i più "destri" tra i democratici, lo si veda sulla Fiat ad esempio); per Veltroni, Fioroni e compagnia, manco a sprecare parole.
Lo si diceva appena tornati, un paio di settimane fa, che il Nuovo Ulivo è un buon segnale dopo tanto tempo. Asor Rosa sul Manifesto l'ha definita la prima vera iniziativa politica del Pd dopo molto tempo. Vero. E' una proposta ancora vaga, da riempire di contenuti concreti: ma non da cercare di ammazzare in culla. Ripeto, al di là delle dichiarazioni di principio, tocca fare i conti con la realtà, e la realtà è che andare a votare in queste condizioni sarebbe un'assoluta catastrofe.

30 luglio 2010

Grande è la confusione sotto il cielo

E alla fine, la rottura tra Fini e Berlusconi finalmente è arrivata, dopo mesi e mesi di tensioni.
E' stato stilato un documento praticamente equivalente a un'espulsione, e i finiani si sono costituiti gruppo autonomo alle Camere.
E adesso...
Grande è la confusione sotto il cielo.
La crisi che ha travolto il Pdl è politica, grave e profonda. A un livello di conflitto che neanche nei giorni peggiori del centrosinistra. E rappresenta il completo fallimento del progetto del centrodestra italiano, ridotto (se mai se ne poteva dubitare) a una mera combinazione tra interessi personali di Berlusconi e la spalla territoriale della Lega Nord.
Le prospettive che si aprono sono incertissime. In casi come questi, essendo entrata in crisi la maggioranza, sarebbe d'obbligo aprire la crisi di governo, e vedere se esso gode ancora della fiducia delle Camere. Se ciò succederà, è tutto da vedere. Non si sa fino a che punto si spingeranno i finiani, né quanto durerà ancora questo governo. Certo, al 2013 pare improbabile ormai che ci riesca ad arrivare.

Considerazioni sparse:
  • peso dover ancora una volta dover arrivare ad avere stima di Fini; questo è solo un altro segno della gravità della situazione
  • in tutto ciò il centrosinistra che riesce a fare? nulla. siamo nell'angolo, la polemica è tutta interna alla destra, non si riesce minimamente a entrare nel dibattito, a imporre la discussione
  • ancora una volta, la rottura è arrivata per l'incapacità personale di Berlusconi di riuscire a tollerare, concepire e gestire il dissenso; con un minimo di elasticità in più, e veramentesarebbe in grado di rimanere saldo al suo posto vita natural durante
  • tutta 'sta cagnara, e alla fine praticamente neanche ci si è accorti dell'approvazione della manovra finanziaria. nel 2006 Prodi venne crocifisso per mesi per la Finanziaria; questa, di impatto sociale ben più pesante, sono riusciti alla fine a farla passare sotto silenzio, come se non ci fosse...

25 giugno 2010

25 Giugno, sciopero generale!

Pieno sostegno allo sciopero generale proclamato dalla CGIL.
In sciopero contro la manovra finanziaria, senza sostegno all'occupazione, recessiva, di tagli che andranno a pesare soprattutto sulle classi già pesantemente colpite.
In sciopero contro gli attacchi ai diritti e alla dignità del lavoro, a Pomigliano, e con il cavallo di Troia delle proposte di modifica dell'art. 41 della Costituzione.

16 giugno 2010

Beneficenza a Pomigliano

La cosa scandalosa su questa vicenda di Pomigliano è che a sentire tutti pare quasi che la Fiat stia  facendo beneficenza ai lavoratori, e ingrata è la  Fiom che si oppone.
Beneficenza derogare al contratto nazionale, beneficenza imporre gli straordinari e aumentare i ritmi di lavoro, beneficenza sanzionare il diritto di sciopero, beneficenza ricattare i lavoratori, minacciando lo spostamento in Polonia e la chiusura dello stabilimento.
E' grave ciò che la Fiat ha proposto (e otterrà, in virtù appunto del ricatto fatto ai lavoratori e ai sindacati), soprattutto per il metodo che rischia di inaugurare. Per questo bene ha fatto la Fiom a opporsi, e a fare quello che qualsiasi altro sindacato avrebbe dovuto fare.
Gli altri sindacati appunto. Anche loro hanno avuto molti dubbi. Magari poi ha prevalso la rassegnazione, e forse il realismo. Legittimo. Evitassero però almeno l'esaltazione delle magnifiche sorti e progressive di tale accordo.
E grave è anche l'atteggiamento ondivago di gran parte dell'opposizione, e anche della stampa di area, che nel complesso si sta salomonicamente tenendo fuori della faccenda. Tanto tocca discutere di massoneria e Opus Dei, intercettazioni al massimo, e poi iniziano i Mondiali... Scherzi a parte, non è una novità la vicinanza di larghi settori del centrosinistra a Marchionne...

18 maggio 2010

Congiuntura di maggio

Congiuntura.
Crisi economica pesante, ancora ben lungi -checché ne chiacchierasse il Governo- dall'essere finita, tant'è che è stato deciso di varare da un giorno all'altro una manovra correttiva da 24 miliardi di euro, quella che sarebbe normalmente una finanziaria pesante. E che si preannuncia fatta da una sfilza di misure antipopolari.
Scandali e malcostume che stanno investendo in pieno il Governo, che hanno già portato alle dimissioni di Scajola, e probabilmente in breve a quelle di Bertolaso.
In tutto ciò, il centrosinistra pensa bene di riaprire le ostilità interne, con Area Democratica che invece di contribuire a rilanciare l'opposizione e la lotta, a Cortona settimana scorsa si è lanciata in attacchi politici pesanti contro la segreteria Bersani.
Della serie, non solo tempo di merda.

23 aprile 2010

Gli strascichi...

Sempre più stupefatto da quello che sta succedendo in casa centrodestra.
Bossi che arriva a ventilare la fine dell'alleanza tra Pdl e Lega Nord e la caduta del governo.
Buttiglione che si scorda di essere stato per anni un ministro di Berlusconi, e oggi lo chiama pericolo per la democrazia.
In tutto ciò, Di Pietro stavolta ha ragione, l'opposizione è assolutamente impreparata all'eventualità di una crisi di governo o di elezioni anticipate.
C'è da darsi una mossa.

15 marzo 2010

Il punto a due settimane dal voto

I dati delle inchieste di Trani, sulle pressioni di Berlusconi su Agenzia delle Comunicazioni e direzione del Tg1, affinché si prendessero provvedimenti contro programmi sgraditi o si tenesse una determinata linea editoriale, magari, probabilmente, non hanno alcun risvolto penale, ma sono gli ennesimi atti di arroganza politica del centrodestra, che in difficoltà politica non nega neanche più la volontà di controllare rigidamente il sistema informativo. O anche, eliminarlo proprio, come accade nel caso dell'informazione negata in Rai con il blocco dei programmi di approfondimento sotto elezioni.
Sabato la manifestazione è andata bene, la partita per le Regionali abbastanza inaspettatamente si è riaperta, e il nervosismo di Berlusconi è evidentissimo. Una campagna elettorale -per l'ennesima volta- atipica, in cui di regioni e candidati si parla poco, e la polemica è alta al livello nazionale. A meno di due settimane dal voto la strategia di Berlusconi per uscire dall'angolo, e chiamare alla mobilitazione il proprio elettorato è chiara, gridare al complotto contro giudici e comunisti; vedemo un po', il rischio concreto è che ancora una volta riesca a portare il "dibattito" su questi temi con una campagna mediatica martellante e al sostegno dei media televisivi...

13 marzo 2010

Uniti in piazza a Roma!

Pieno sostegno alla manifestazione odierna del centrosinistra unito contro l'arroganza del decreto di un governo che pensa di poter disporre senza controllo dello Stato.
Che ci sono tutte le premesse perché venga fuori qualcosa di buono.

5 dicembre 2009

No B Day

Vabbe' che è in corso, ma meglio tardi che mai.
Fin dall'inizio, diversi sono stati gli elementi di scetticismo su un No Berlusconi Day.
Anzitutto il ricordo di come 3 anni fa, il 02/12/06, la Casa delle Libertà organizzò una manifestazione piuttosto simile, in cui si chiedevano le dimissioni di Prodi e di un governo con fiducia parlamentare. La criticammo duramente, per la totale assenza di una piattaforma politica, ridotta a un no a Prodi uomo delle tasse.
Mo', solo perché al posto di Prodi c'è Berlusconi delinquente non è che si possa cambiare del tutto l'opinione su un tale tipo di non proposta politica. Non si può ridurre il lavoro di opposizione die di costruzione di un'alternativa a un generico "No a Berlusconi"; anche questo è necessario, ma da solo è riduttivo, e senza proposta politica l'antiberlusconismo non è che abbia mai portato a granché, anzi.
In più ci si metta una certa diffidenza verso lo spontaneismo politico, e il ricordo della cagnara di Piazza Navona a luglio dell'anno scorso.
Col passare delle settimane il giudizio si è modificato, e si è presa seriamente in considerazione l'idea di andarci. La manifestazione della Cdl venne organizzata appunto da un'alleanza politica, oggi non è così. La piattaforma politica carente, ma che comunque è stata parzialemente arricchita, è assai più giustificabile. Ciò presuppone che sia seriamente apartitica. E perciò è corretta la scelta del Pd di non sabotare, ma neanche aderire ufficialmente. Che appunto il valore aggiunto della manifestazione è quello di poter essere aiuto autonomo alla causa comune, e le adesioni di partiti denotano in primis scarsa autorevolezza politica, e poi voglia o di facile visibilità o di polemiche egoistiche.