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20 luglio 2013

Non è "responsabilità"

Non è "responsabilità", come chiacchierava a sproposito qualche tempo fa Epifani, votare la fiducia ad Alfano, non è "responsabilità" partecipare a un governo inconcludente sotto il continuo ricatto della destra berlusconiana, non è "responsabilità" essere proni a ogni volontà di Napolitano, ampiamente fuori dai limiti del suo ruolo di Presidente della Repubblica, non è "responsabilità" rinnegare tutto quanto detto in campagna elettorale e dopo l'esito delle elezioni, non è tantomeno "responsabilità" far sbandare un partito, approfittando dell'elevato spirito di sopportazione (meglio, ingoio) dei propri militanti, rendendolo preda dell'ambizione opportunistica di Renzi.
E' l'ultima occasione per voltare pagina.

24 giugno 2013

Lo Sterminatore di Senatori a vita

Francesco Cossiga (17.08.2010)
Oscar Luigi Scalfaro (29.01.2012)
Sergio Pininfarina (03.07.2012)
Rita Levi-Montalcini (30.12.2012)
Giulio Andreotti (06.05.2013)
Emilio Colombo (24.06.2013)

Lord Giorgio Napolitano, lo Sterminatore di Senatori a vita.
Stèteve attente e voi la pop'lazione,
'mparateve a legge e scrive
pe' difèndeve dai patrone...

13 maggio 2013

Alfano alla manifestazione di Brescia

A forza di sentirle e vederle ripetute (tipo gli attacchi di Grillo all'informazione), immancabilmente il livello minimo dell'indignazione tende a scendere, certe cose vengono troppo spesso ormai date per "normali" e ci si passa sopra.
Ma un Ministro dell'Interno fresco di nomina, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, che manifesta eversivamente contro un altro potere costituzionale, solo per compiacere il suo vero capo, è veramente troppo. E fa tristezza il silenzio, che finisce per diventare complice, della Presidenza della Repubblica e del Partito Democratico, limitatosi a una blandissima critica, a fronte della gravità assoluta dell'accaduto.

10 maggio 2013

Andreotti, fuori un altro... ne rimarrà uno solo!

Sulla morte di Andreotti, solo una cosa c'è da dire: la ragione vera che Napolitano s'è ricandidato è che li vuole seppellire proprio tutti i senatori a vita, fino a rimanere lui da solo.
Dice Colombo Ciampi e Monti non ce l'hanno più a forza di apotropaizzarsi.

24 aprile 2013

Verso il governo Letta...

Ok che probabilmente, stante le posizioni dei vari partiti, in primis gli equilibri interni al PD rivelatisi e l'impossibilità di qualsiasi forma di intesa coi grillini, soluzioni positive realistiche al problema del governo dopo le elezioni non ce ne erano. Ma ciò che si prospetta, un governo Letta riedizione più politica dell'esperienza Monti, con dentro gente tra le più impresentabili degli ultimi dieci anni, e inoltre secondo i desiderata di Napolitano senza vincoli di tempo e di mandato, è l'ennesima dimostrazione che può continuare ad andare sempre peggio.
E per SEL, buon viso a oggettivo cattivo gioco, adesso coerenza e coraggio, opposizione e impegno per la ricostruzione della sinistra.
Ora pensiamo al 25 Aprile.

Le dimissioni di Bersani

All'indomani delle dimissioni ufficiali, solidarietà nei confronti di Bersani.
Che di cavolate nel corso della sua segreteria ne ha fatte tante, a partire dalla continua rincorsa dei centristi, dal 2009 fino al giorno delle elezioni, ma è sempre rimasto una persona perbene, onesta e leale, e rispettosa dell'idea di un partito come comunità.
E bisogna rendergli atto dell'impegno profuso, dopo il voto, per cercare di formare un governo che, seppure a termine, fosse concretamente di cambiamento. Purtroppo il tentativo è fallito, tra i parlamentari grillini, dimostratisi finora una manica di cialtroni incompetenti, proni alle ubbie e allo sfascismo del capo, e il latente boicattaggio sia da parte di Napolitano, che soprattutto da gran parte del suo stesso partito, già proiettato alla resa dei conti congressuale e alla liquidazione del segretario: PD nel quale è emersa palese la larghissima componente contraria a ogni prospettiva a sinistra, la stessa componente che rivendica e vuole assoluta continuità con l'esperienza montiana e da oggi è in prima fila a spiegarci l'ineluttabilità e la convenienza del probabile governo Letta.
E l'errore sulla Presidenza della Repubblica è stato anche il frutto della ormai avvenuta delegittimazione della leadership interna di Bersani.
Non meritava di finire così.

Sempre sull'elezione del Presidente della Repubblica, dopo la rielezione di Napolitano

I dati - stranamente resi pubblici - dei voti espressi alle "quirinarie" grilline, se da un lato sono altamente significativi per il valore della presunta "democrazia diretta" del M5S, che si riduce, se dice bene, in un sondaggio, e condotto su un campione molto scarsamente rappresentativo, d'altro canto porca miseria, rende ancora più pesante il fatto che, con un Rodotà terzo, con manco 5mila preferenze, il Partito Democratico si sia lasciato drammaticamente travolgere, senza riuscire a rispondere e cercando di ignorare quello che fino ad ora dopo le elezioni è stato l'unica vera mossa politica del M5S.
Ah, non lo si era scritto, ma forte contrarietà nei confronti della rielezione di Giorgio Napolitano. Stima per l'indubbia caratura (altro che la caricatura del "Morfeo"...), ma troppo nell'ultimo anno e mezzo il decisionismo, le forzature, le scelte dannose che ha di fatto riuscito a imporre.

31 marzo 2013

Governo Monti a oltranza, fuori dalla democrazia e dalla Costituzione

La scelta fatta da Napolitano è una vergogna antidemocratica e fuori dalla Costituzione.
Un governo, quello di Monti, già all'epoca praticamente imposto, e oggi privo completamente, all'esito del voto, di qualsiasi legittimazione democratica, che viene prorogato a oltranza oltre i limiti dell'ordinaria amministrazione senza neanche un voto di fiducia, è fuori da qualsiasi prassi costituzionale. Abbinato al comitato dei "saggi", che praticamente sarebbe una sorta di surrogato del Parlamento, è come se si facesse finta che non ci siano state le elezioni, è un commissariamento a tutti gli effetti della nostra democrazia repubblicana.
E bisogna denunciarlo con forza.
Vergogna ai grillini, che o per malafede, o per stupidità, c'hanno riconsegnato il governo Monti e rimesso in pista la destra berlusconiana.
E non si venisse a dire che era l'unica strada, perché non è vero. Napolitano ha le sue forti responsabilità nel fallimento di Bersani, con richieste in partenza infattibili, e per non avere acconsentito che quantomeno si potesse confrontare in Parlamento, ai voti. O quantomeno, uno sforzo per trovare un nome per questi sei mesi, per indicare una personalità che avrebbe potuto guidare un governo "del presidente" di larghe intese, esattamente come ha fatto appunto a fine 2011 imponendo Monti.

29 marzo 2013

L'unica ormai è che "zompi" il PD

Preso atto del prevedibile fallimento dell'incarico affidato a Bersani, in attesa di sapere di che morte morire.
Ormai, l'unica speranza rimasta, alla luce del frondismo e della palese "tiepidità" dimostrata da gran parte del PD nei confronti del tentativo del segretario, e molto ben disposti, al contrario, a ipotesi post-montiane e di larghe intese, è che a questo punto il Partito Democratico salti, facendo finalmente ognuno le proprie scelte. Sarebbe devastante, ma sarebbe l'unica soluzione affinché a sinistra, con SEL (preso atto anche dei fortissimi limiti, sull'orlo del fallimento, anche da noi dimostrati), si rimetta in giro qualcosa, con qualche idea chiara e una massa critica minima adeguata.
Ostano però il non eccessivo coraggio politico dimostrato spesso dai "giovani turchi", il dovere chiaramente rimettere in discussione 15 anni di linea politica, e soprattutto il riflesso condizionato dell'unitarismo forzato che ancora pervade la base, anche di fronte a strade palesemente fallimentari.

19 marzo 2013

Inizio delle consultazioni per il governo; quali prospettive?

All'inizio delle consultazioni per la formazione del governo, la situazione pare oggettivamente alquanto scura.
Una maggioranza al Senato non esiste, poco da dire o da fare. Un ritorno rapido al voto pare ineluttabile.
Le apparenti aperture del M5S a un governo di minoranza di centrosinistra, per applicare il millantato "modello Sicilia" della valutazione in sede parlamentare di provvedimento per provvedimento, sono durate lo spazio del primo giorno dopo il voto, dopodiché i grillini si sono trincerati sulla linea del nessun dialogo/nessuna fiducia, giocando apertamente allo sfascio.
Il tentativo di Bersani e del centrosinistra, di chiedere un voto di fiducia iniziale per un governo a termine, per potersi poi confrontare in Parlamento su alcuni potenziali e condivisibili punti, sui quali sarebbe in teoria possibile cercare convergenze, sarebbe l'unica soluzione logica, utile e non suicida, ma pare appunto -purtroppo- destinata a fallire.
Come se ne esce?
Fino a qualche giorno fa, avrei detto che quasi quasi si poteva fare il discorso inverso, che il M5S si assumesse le proprie responsabilità, presentasse un governo, al quale il centrosinistra avrebbe garantito la fiducia iniziale: dopodiché, se tanto il confronto sui provvedimenti deve avvenire in Parlamento, poco cambiava. Ma l'arroganza, l'incompetenza, la presunzione, l'antidemocraticità, il settarismo di cui hanno dato sfoggio i grillini nei soli primi cinque giorni di apertura del Parlamento è stata sufficiente per cambiare idea. Se possibile, sono riusciti ad abbassare ulteriormente l'opinione che già ne avevo, già bassissima. Grillo e il suo movimento sono eccessivamente pericolosi, e le possibilità di dialogo in qualche modo costruttivo sembrano completamente assenti.
Quindi boh. Il timore, e parrebbe verosimilmente l'unica ipotesi allora praticabile, è che Napolitano alla fine costringa al "senso di responsabilità", imponendo nuovamente un esecutivo con appoggio congiunto bipartisan. La prospettiva in tal caso, coi grillini che possono restarsene a non sporcarsi le mani e a gridare all'inciucio, sarebbe devastante per il centrosinistra.
Infine, nel medio periodo, il ritorno alle urne. Ma anche allora, nuovamente, non se ne esce, pare improbabile ipotizzare un esito elettorale globalmente differente dall'attuale. Avoja a chiacchierare di riforma della legge elettorale. Il problema, quando l'elettorato è diviso in tre (quasi quattro) grandi minoranze, delle quali nessuna è in grado di raggiungere il 30%, di rappresentare neanche un elettore su tre, è di crisi globale e profonda del nostro sistema politico.
E prospettive non se ne vedono.

28 febbraio 2013

Clown e senilità...

Nell'ultimo periodo, anno e mezzo buono, spesso e volentieri non sono stato politicamente d'accordo con le scelte fatte da Napolitano. Ma mo' il sospetto della senilità si insinua tutto, dopo la scenata sulle dichiarazioni del leader socialdemocratico Steinbrueck (uno di noi!).
Al di là della piena condivisibilità nel merito del giudizio, mo' ci appelliamo a una presunta dignità italiana ferita, e definiamo inappropriate e offensive le parole usate da Steinbrueck verso Berlusconi e Grillo? Berlusconi e Grillo? Quello del, tra le tante, "culona inchiavabile", e l'altro che dell'insulto (ripetutamente anche verso Napolitano) ha fatto precisa strategia politica?

26 marzo 2012

Momento di libertà (e dell'ora X)

Monti è in Corea e il Papa in Messico.
Il maggior momento di libertà che stiamo vivendo da svariati mesi a questa parte in Italia.
[e, a volere essere propositivi, il momento è propizio per l'ora X! sì certo, quel migliorista malnato di Napolitano magari c'avrà qualcosa da ridire, ma con l'uscita recentissima dell'altro giorno su un futuribile presidente della Repubblica donna, beh, chiaramente ha scapocciato ormai, o è stato plagiato dal Mario - spiegandosi così anche la deprecabile condotta tenuta questi ultimi mesi -, e l'infermità mentale non gliela toglie nessuno! Aldo dice ventisei per ventidue!]

16 novembre 2011

Questione democratrica (e miglioristi malnati)

Tra non molto avremo questa lista di ministri, la fiducia, e forse capiremo di che morte morire.
Intanto altre due note.
Uno, alla faccia di chi per anni ha chiacchierato di un Napolitano presidente fantoccio, dipingendolo come un vecchio incapace e addormentato. Ha gestito la crisi politica con un'autorità che pochi altri presidenti della Repubblica avrebbero avuto, decidendo, se non anche imponendo, i tempi e la sua soluzione (e nel merito della soluzione, migliorista malnato!).
Due, è un dato di fatto oggettivo che alla fine le dimissioni del governo Berlusconi non sono state dovute all'azione dell'opposizione, fuori e dentro il Parlamento, o soprattutto alle profonde spaccature all'interno della ex maggioranza del 2008. Il "quid" scatenante di cui si è ripetutamente parlato è stata la pressione insostenibile della sfiducia nei mercati e delle istituzioni economiche europee, che prima hanno forzato le dimissioni, quindi di fatto imposto l'incarico a Monti, uomo certo più di fiducia, con le elezioni rimandate alla data naturale del 2013. C'è una lesione della sovranità nazionale in tutto ciò? Sì. Il caso italiano è del resto solo uno degli esempi, neanche due settimane fa c'è stata la vicenda di Papandreou, dimessosi dopo aver dovuto ritirare dietro alle pressioni esterne il referendum promosso sulla politica economica. E desta molte preoccupazioni per il futuro. Ok, il governo Berlusconi era un morto che camminava e fa' poco testo, ma bisogna riconoscere come un ipotetico futuro governo di sinistra in Italia, che andasse a promuovere una politica economica di un certo tipo, probabilmente sgradita a livelli superiori, potrebbe essere senza problemi forzato anch'esso alle dimissioni, stretto a tenaglia tra le pressioni degli organismi economici sovranazionali e una possibile crisi delle borse, dello spread, di un mercato tutt'altro che razionale. C'è insomma una vera questione democratica, di portata europea. La politica, la democrazia rappresentativa, non può essere legata mani e piedi da organismi economici privi di legittimità, da agenzie di rating opache, dall'irrazionalità del mercato. Questione democratica da affrontare con decisione e congiuntamente a livello internazionale, che deve diventare una delle parole d'ordine delle sinistre europee, ma che al momento nessuno, ad alti livelli pare porsi come un problema (del resto, siamo i figli di vent'anni di dogma del mercato, dell'unità europea costruita sui feticci liberisti del pareggio di bilancio, della politica discussa tra i capi di governo nei vertici internazionali, e delle politiche economiche imposte dai tecnici del FMI o della BCE).

9 novembre 2011

Il punto sulla crisi (io devo bere un po' di questo amaro calice io devo berne molto fino a toccare il fondo)

Proviamo a fare il punto della situazione.
Ieri dopo il voto alla Camera s'è probabilmente consumato il passo decisivo, l'inedito annuncio delle dimissioni. Qualcuno lo legge come un capolavoro tattico, capace di permettere a Berlusconi di rimanere ancora a lungo al comando, o di risorgere per l'ennesima volta. Francamente mi pare estremamente improbabile. Si è andati troppo in là, e soprattutto bisogna tenere presente come la causa principale scatenante la crisi non è tanto nei giochi politici, ma nella pressione dei mercati, dell'economia e dell'Europa. Il crollo in corso della Borsa di Milano e l'impennarsi di 'sto spread maledetto, seguito al dilatarsi del periodo prima delle dimissioni, oltre ad affossarci ulteriormente verso un punto dal quale sarà difficilissimo ed estremamente doloroso ripartire, non può rimanere privo di conseguenze. Salvo eventi al momento non prevedibili, o un disprezzo e una noncuranza della situazione italiana a un livello francamente non ipotizzabile. Insomma, Berlusconi non potrà bello bello approvare come e quando gli pare la legge di stabilità, cercando frattanto di riconquistarsi una decina di parlamentari. Ci sono fattori esterni che non è in grado di influenzare.
A questo punto, le prospettive sono però incerte, e preoccupanti. Napolitano ieri non aveva certo intenzione di costringerlo alle dimissioni, sciogliere le Camere e indire le elezioni, anche se probabilmente era nella posizione politica di poterlo fare. L'idea sua, condivisa da larghissimi settori dell'opposizione, specie nel PD, e l'UDC in toto, è che sia nell'interesse nazionale rimandare le elezioni alla loro data naturale, nel 2013, con un governo tecnico il prima possibile che metta mano e dia risposte alle indicazioni provenienti dall'Europa. Senza stare a ripeterlo troppo, io non lo condivido. Elezioni in tempi rapidi, con un modello economico alternativo da proporre. Indispensabile.


Restiamo in attesa.
Io devo bere un po' di questo amaro calice
Io devo berne molto fino a toccare il fondo...

4 febbraio 2011

Tutti fermi.

Situazione. Sconfortante. Ieri ennesimo tentativo di forzatura delle regole democratiche sul "federalismo fiscale", per fortuna stoppato subito da Napolitano. Tutti che si resta appiccati, in attesa, adesso che scappi fuori la foto di Berlusconi uccello all'aria, e sperare che così lo scandalo arrivi a un livello tale che magari decide di dimettersi. Alternative? Nessuna. Andare a elezioni, sì, no. La preoccupazione del PD parrebbe imbastire, senza dirlo a chiare lettere, una GrosseKoalition da SEL a Fini, con Casini a guida. Idee balzane, senza possibilità di applicazione, e ricercate senza neanche curarsi di chi tra i soggetti potrebbe essere interessato. Chiacchiere al vento quindi. Il Parlamento. Dopo il tentativo di spallata di quasi due mesi fa, anche lì tutti fermi. Una maggioranza per governare non c'è, ma Berlusconi sta dimostrando che per tirare a campare ce l'ha, eccome. O meglio, è assolutamente inesistente una maggioranza alternativa. Tutti fermi, non ci si sblocca di una virgola. Ma veramente tocca ridursi a sperare nelle foto di un pistolino di un vecchio.

9 marzo 2010

Decreti interpretivi

Intervengo solo ora sulla questione del "decreto interpretativo", perché la cosa ha dato abbastanza da pensare.
Di sicuro, c'è l'arroganza e la gravità politica dell'atto di una parte politica (incompetente) che si cambia le regole per propria utilità e per rimediare a stupidi errori procedurali.
La questione che il diritto di voto sarebbe stato menomato dall'esclusione di Formigoni in Lombardia, e in misura minore delle liste del Pdl a Roma è però reale, e oggettivamente la democrazia deve essere un fatto sostanziale oltreché formale, e una qualche soluzione, anche per evitare inutili tensioni, era effettivamente il caso di trovarla.
Resta il fatto che però, politicamente, è una gran porcata.
Ha dato anche molto da pensare Napolitano. Sicuramente ha collaborato a una cosa che, detto sopra, è politicamente una porcata. D'altra parte, il ruolo del presidente della Repubblica è di mediatore, e c'era anche la volontà di rimandarle le elezioni in campo, ha cercato di trovare una soluzione che al contempo garantisse in modo sostanziale la piena partecipazione al voto e il rispetto delle norme, e se il decreto alla fine presentatogli rispettava i criteri di legge previsti, poteva politicamente far schifo quanto gli pare, ma era tenuto a firmarlo. Alla fine, tutto considerato, si è probabilmente comportato nell'unico modo possibile.
Di Pietro vabbe', lasciamo stare, non si capisce perché ogni volta che viene approvato qualche atto discutibile, deve necessariamente spaccare il fronte delle opposizioni, andando a fare polemica pesante contro il presidente della Repubblica.

19 gennaio 2010

Lettere napolitaniche

Sempre più, mannaggia a li miglioristi...

30 dicembre 2009

Bbonu Napolita'!

Stavolta, riguardo a Napolitano che non dovrebbe partecipare alle celebrazioni per Craxi, sono d'accordo con Di Pietro.
Ok eri migliorista, però bbonu Napolita'!

18 ottobre 2009

Budino [costituzionalista]

Come affermano gl'inglesi, il budino va assaggiato per sapere com'è.
Così si esprimeva Paolo Armaroli in un articolo sul numero 3/2006 di Quaderni Costituzionali, a proposito dell'elezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica.
Ah che perle, che gusto essere costituzionalisti!

28 luglio 2009

Polemiche e tessere

Due cose politiche appena passate.
La pretesa di Beppe Grillo di iscriversi al Partito Democratico, dopo che ha passato buona parte degli ultimi anni, tra altre cose magari meritevoli, a gettare merda sull'intero centrosinistra italiano. L'iniziativa non c'è bisogno di commentarla, è anche una questione di dignità personale l'asternersi dal far politica in certi modi. Sul discorso invece secondo cui il Pd -o un altro partito- sia tenuto a tesserare chiunque ne faccia richiesta. Un partito politico ha anche la possibilità di derogare le norme lavoristiche che impediscono le discriminazioni sulle opinioni politiche dei dipendenti: figuriamoci quindi se non si può applicare discrezionalità su una richiesta di iscrizione. 'Va, l'unica cosa per cui magari valeva la pena dargliela la tessera a Grillo, era per levarsi il gusto di poterlo espellerlo il giorno dopo. Ma il centralismo democratico non va più troppo di moda...
La stupidità della polemica dipietrista: dopo i pesanti rilievi critici mossi da Napolitano al pacchetto "sicurezza" del Governo, è riuscito a farli passare in secondo piano, per lanciarsi invece in attacchi alla Presidenza del Consiglio. Dato che non è così cretino dal non capire che così riusciva nell'impresa del togliere dall'imbarazzo il Governo dirottando l'attenzione, l'unica motivazione politica della polemica è la continua ricerca di visibilità, senza un briciolo di progettualità che non sia la ricerca di qualche spazietto in più conquistato ai danni di tutti coloro che se non alleati sono almeno compagni di opposizione.