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13 giugno 2013

Terni, giorno della Liberazione

Il 13 Giugno 1944
le fuggenti orde nazi-fasciste
abbandonavano Terni
Entravano nella Città martoriata
le prime formazioni partigiane.
L'ultimo sangue generoso di martiri nostri
arrossava
le spallette di Ponte Garibaldi
Questo marmo
scolpito nel decennale della liberazione
ricorda le ore dell'eroismo e del sacrificio
Perché
non sia spenta la fiamma miracolosa
della Resistenza
e la presenza vigile dei morti gloriosi
insegni
che libertà, pace, progresso sociale
sono indissolubilmente legati all'unità morale
delle forze vive della Patria

Terni, 13 Giugno 1954, primo decennale della Liberazione.

E oggi, 69 anni dopo, siamo ancora qui a tenere vivo il ricordo e a rinnovare l'impegno di chi tanto ha dato per una Terni e un'Italia rinnovata.
(e a fare l'agit-prop, che gusto, dopo avere fatto diffondere per tutto il web le parole con cui Vasco Gigli, vice-comandante della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", concludeva il ricordo della Liberazione: "Con la liberazione di Terni una tappa fondamentale era stata raggiunta, eravamo in Città, l'avevamo liberata dal terrore instaurato dai tedeschi e dai fascisti. Quel giorno, il 13 giugno 1944, la nostra città risorgeva dalle macerie morali e materiali.")

 

7 maggio 2012

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione... sulle tracce dei partigiani della Gramsci reload!

A circa un annetto di distanza, si è ritornati sui monti tra Piediluco e Buonacquisto, sede delle prime basi dei partigiani della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", per terminare la ricognizione.
Dettaglio dei luoghi, storia e come raggiungerli.
Località "Pozzanghere" o "Pozzacchie" - Le Pozzacchie, sul Monte Castiglioni, fu la prima base stabile del nucleo di partigiani, provenienti da Terni, Papigno e Arrone, costituitosi immediatamente dopo l'armistizio dell'8 Settembre, guidati da Alfredo Filipponi, Pietro l'Albanese, Comunardo Tobia, Dante Bartolini e altri. E' una radura sul Monte Castiglioni, che domina le valli laterali della Valnerina di Castiglioni di Arrone e di Castiglioni, collegata agevolmente al crinale che dalla Forca di Arrone sale verso la Pelosa e Polino. Sul diario di Alfredo Filipponi la località è denominata "Pozzanghere", probabile "ripulitura" del toponimo "Pozzacchie", con cui è indicato sulle carte IGM.

 

Per raggiungere la località, in bicicletta o mezzo 4x4 si può prendere la stradina bianca che sale dalla Forca di Arrone sulla sinistra, guardando il Lago di Piediluco. In alternativa, a piedi, conviene partire da poco prima della frazione di Buonacquisto. Le strade sono due. Poco prima del curvone prima del paese, si sale per una traccia di sentiero che costeggia una recinzione, fino a raggiungere una grande sterrata, creata da poco. C'è un incrocio a vista, e si prende la strada che sale abbastanza decisamente verso sinistra, fino a una selletta, vicino a un boschetto di pini, dove si incrocia la strada che sale dalla Forca di Arrone. Per evitare di allungare, si prende verso destra, lungo una sterrata più piccola che segue il crinale, fino a scendere a un'altra sella. A questo punto si raggiunge la strada principale, attraverso tracce di sentiero, a vista a 200 m di distanza sotto la sella. Si prosegue a questo punto lungo la strada principale, che si restringe lievemente, mentre corre lungo il crinale del Monte Castiglioni. Dopo 300 metri circa si raggiunge Pozzacchie, un'ampia radura, circondata da un muretto a secco, con ruderi di un casolare, adibita oggi per la caccia agli uccelli. In tutto, poco più di un'ora di cammino.
Sulla via del ritorno, è più agevole ritrovare l'altra via. Tornati alla selletta, anziché tornare dalla sterrata si trovano le tracce, abbastanza confuse, del sentiero che sale da Buonacquisto. Scende abbastanza rapidamente fino a un fontanile, Fonte Santa Cristina, e da lì a una sterrata che attraversa un campo: o lo si costeggia, arrivando al curvone di partenza, o si prosegue la stradina, che arriva, passati alcuni ruderi, una ventina di metri prima della chiesetta di San Venanzio, punto di partenza dell'altra escursione.
Località "Parcherecce" o "Porcherecce" - La località Parcherecce fu la base del secondo nucleo inziale di partigiani della Gramsci, con Vero Zagaglioni e Luigino Bonanni, provenienti perlopiù da Marmore e Piediluco. La località, posta sopra i Casali di Mèlaci, importante punto di appoggio, domina la sottostante valle del Fuscello, dove corre la strada che da Morro Reatino porta a Leonessa. Anche in questo caso, probabile "ripulitura" del termine "Porcherecce" da parte di Filipponi, nel proprio diario.


Oltrepassata Buonacquisto, sulla strada che sale verso Polino e Colle Bertone, dopo poche centinaia di metri si trova la chiesetta di San Venanzio, con annesso cimitero. Tralasciando la strada bianca che costeggia la chiesa (che conduce invece alla vecchia miniera di lignite), dieci metri oltre si prende la stradina che, a destra, costeggia la strada per Polino. Basta seguire per una mezz'oretta l'ampia strada bianca, fino ad arrivare ad un cancello, sul limitare dell'ampia zona di pascolo dei Casali di Mèlaci (secolare oggetto di contesa tra Buonacquisto e Polino). L'area, oggi abbandonata, mostra ancora i segni di un lungo insediamento, a partire dalle rovine di due grandi casali. Attraversato il pascolo, si sale seguendo le tracce, attraversando poi il bosco, fino a raggiungere il crinale, dove si trovano dei ruderi di un casolare e arriva un'altra sterrata, proveniente dalla strada per Polino, più a monte.


27 aprile 2012

Il compagno Antonio Gramsci, un pensiero a 75 anni dalla morte

A 75 anni dalla morte, il 27 aprile 1937, si vorrebbe scrivere un pensiero per Antonio Gramsci.
Chi è?
Il compagno Antonio Gramsci.
La conoscenza della sua figura è a spezzoni, frammentaria, per suggestioni. Mito fondativo del Comunismo Italiano. La sua statura di intellettuale, di livello internazionale, di cui francamente quasi nulla conosco. L'incontro tra il mondo contadino e il mondo delle fabbriche. Il suo ruolo negli anni di fuoco del movimento comunista internazionale, tra la morte di Lenin e l'avvento dello stalinismo. Il rapporto particolare con Togliatti. Il carcere, il "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare". Il suo nome legato alle formazioni partigiane, come la Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci". 
In mancanza di altro, posso solo limitarmi a rendergli omaggio.

25 aprile 2012

Festa della Liberazione 2012 - e promozione delle Fere!

Oh beh, che dire, il 25 aprile 2012, con la promozione delle Fere in serie B, dopo 14 anni, ce lo ricorderemo a lungo.
Ma in primo luogo, sul finire della giornata, viva la Resistenza, e l'Italia libera e democratica che ne è nata.
Un pensiero ad Alfredo Filipponi "Pasquale", Svetozar "Toso" Lakovic, Dante Bartolini "Tito", Vasco Gigli "Ernesto", Riziero Rossi, Aroldo Procoli "Silla", Bruno Zenoni, Egisto Bartolucci "Gildo", Mario Filipponi, Bogdan Pesic "Bora", Armando Fossatelli "Gim", Saturno Di Giuli "Miro", Guglielmo Vannozzi, Antonio Bonanni "Luigino", Elbano Renzi, Vero Zagaglioni, Germinal Cimarelli, Emo Battisti, e tutti i partigiani e i patrioti della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci".

E una foto da Villa Carmine, frazione di Leonessa, dal luogo in cui vennero fucilati, il 3 aprile 1944, nel corso del grande rastrellamento, i partigiani Vailante Pitti, Settimio Ciambotti, Giuseppe Aquilini, Marcello Favola, Orietto Bonanni, Domenico Micozzi e Domenico Faggetti, con il sig. Domenico, testimone oculare dell'eccidio.

16 marzo 2012

La proclamazione della Zona Libera di Cascia

"Con la liberazione di Norcia, Leonessa, Poggio Bustone, Albaneto e le rispettive frazioni, dell'Alta Valnerina, la brigata garibaldina Antonio Gramsci ha liberato circa mille chilometri quadrati di territorio. Migliaia e migliaia di lavoratori sono stati liberati dalla schiavitù nazifascista. 
Questo Comando, mentre invita i cittadini a collaborare con i partigiani per le necessità delle popolazioni locali, rende noto che da oggi 16 marzo 1944 il territorio di Leonessa e di S. Pancrazio (Narni) con i limiti: Rivodutri, Poggio Bustone, Albaneto, Castiglioni di Arrone, è considerato staccato da Rieti, Terni e Perugia, città dominate ancora dai nazi-fascisti, ed è unita al territorio di Cascia, Norcia e Monteleone e l'Alta Valnerina. Per conseguenza la brigata garibaldina Gramsci, unica autorità esistente in detto territorio che degnamente rappresenta la nuova Italia democratica, assume la responsabilità di fronte ai cittadini militarmente, politicamente e amministrativamente. I cittadini, per le loro necessità, sono invitati a rivolgersi ai rispettivi Comuni e al Comando della brigata sito all'albergo Italia di Cascia."


Proclama affisso il 16 Marzo 1944 dal Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", dopo la liberazione di Leonessa, con la massima estensione della Zona Libera di Cascia. Da "Le tappe della Resistenza".

31 dicembre 2011

Strenna 2012! - La Valnerina Ternana, Rifugi anti-aerei a Terni, Le tappe della Resistenza

Periodo denso e un po' incasinato. Ultimi giorni non si è mai trovato un po' di tempo per questo blog, e sicche cose degne di essere commentate ce ne sono state, a partire da morti eccellenti e il simpatico umorismo di Monti, che a quanto pare, lui  e il suo CrescItalia, dev'essere stato qualche volta a lezione al nostrano Bar-ack Obama. 
Per perdonarmi con i ben noti amici compagni e passanti che visitano questo blog, unitamente agli auguri di un 2012 degno, sereno, e se possibile, positivamente di svolta, splendidi regali per voi tutti.
Il libretto del disco "La Valnerina Ternana"! Disco bello e interessante, registrato in Valnerina a inizio anni '70, con i testi e una miriade di informazioni. [by the way, s'è scoperto che, in un analogo disco intitolato "La Sabina. Una tipica area di transizione.", vi è una registrazione di una canzone di Dante Bartolini, "Il traditore Tanturi" (altre versioni sono "Il vile Tanturi", o Tanduri), cronaca della battaglia di Poggio Bustone, il 10 marzo 1944; la canzone è stata ripresa anche recentemente da Piero Brega , "Fuori dal Paradiso": se per caso qualcuno è in possesso di tale canzone, lo prego vivamente di contattarmi]-
Da un articolo comparso su "Ingenium", rivista dell'Ordine degli Ingegneri di Terni, un articolo con notizie sui rifugi anti-aerei pubblici di Terni, e soprattutto il loro elenco, corredato di indirizzi.
La perla infine, la scannerizzazione di un libriccino, edito per il Decennale della Liberazione a cura del Comitato di Liberazione di Terni, "Le tappe della Resistenza", con una storia sommaria, immagini e mappe dell'operato della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.
Ancora, un augurio di cuore di buon 2012 a tutti.

18 ottobre 2011

Ucronìa

«Embe’, noi avevamo la liberazione nazionale dal fascismo e poi doppo co’ la speranza di arrivare al socialismo che ancora non ce semo arrivati. E allora co’ la lotta partigiana quasi ce se doveva arrivare. Dopo finita la lotta partigiana – Terni è stata liberata undici mesi prima delle altre province d’Italia – il povero compagno Togliatti fece l’intervento; convocò tutti i comandanti partigiani e tutti i dirigenti del partito provinciali e regionali di tutta l’Italia. Fece un intervento, disse che c’erano l’elezioni. “Voi ciavete l’ascendente, Omega” – il mio nome de battaglia del partito. Me l’aveva dato Gramsci. Invece quello de partigiano era Pasquale – “v’ho invitati per questo, voi ve dovete da’ da fa’ perché dovemo vince l’elezioni”. Hanno parlato cinque sei e se trovavano d’accordo. Io ho alzato la mano: “Compagno Togliatti, io non mi trovo d’accordo”. “Perché Omega?” “Non mi trovo d’accordo perché Lenin disse: quando passa il tordo bisogna tiràje. Se non si tira quand’e passa, non si sa quando si può più tirare. Oggi passa il tordo; tutti i capi fascisti sono scappati via, non solo da Terni” – tutti quell’antri: “Anche da le parte nostre”, dissero – “ed allora questo è il momento. Noi, le armi, senza che ce spiegamo, - glie dissi – stanno dove stanno”. L’avevamo nascoste, eh. “E’ il momento, gli damo giù e facciamo il socialismo”.
Lui mise la proposta mia e la proposta sua all’approvazione; la sua ebbe quattro voti più della mia. E passò la sua. Dopo m’hanno dato ragione, però. C’era Terracini e Longo, quando parlavo io – io stavo a parla’ qui, così, no? e loro stava a sede’ lì, là davanti, tre metri, quattro metri. Quand’io parlavo loro s’alzarono in piedi e fecero: erano d’accordo. E invece Togliatti non fu d’accordo, però lo ricordo se l’ha avuto, perché ha messe le votazioni, de settantasei io n’ho pigliati settantadue».
 


Alfredo Filipponi, antifascista e dirigente comunista, animatore e propulsore della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci", intervistato nel 1973, ormai gravemente malato, da Alessandro Portelli. Tratto da "Biografia di una città - Storia e racconto: Terni 1830-1985".

23 settembre 2011

A Giovanni Manni, vittima dello squadrismo fascista, nell'anniversario della morte

Giovanni Manni (1902-1921)

Il 23 settembre 1921, novanta anni fa, moriva a Terni a soli 19 anni il giovane operaio comunista Giovanni Manni, pugnalato a morte da tre squadristi fascisti.
Durante la Resistenza, alla sua memoria venne intitolato un battaglione della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci: al comando di Egisto "Gildo" Bartolucci e di Elbano Renzi operò sulle montagne a sud di Terni, dai monti di Miranda e Stroncone, Narni e il Monte San Pancrazio fino ai confini con la Sabina.

Partigiani del Battaglione "Giovanni Manni" della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci
Miranda, piazza dedicata al Battaglione "Giovanni Manni"

Sulla tomba di Giovanni Manni, solo dopo la caduta del Fascismo vi si poté apporre questo epitaffio: "Il pugnale omicida dell'assassino fascista troncò la giovane vita di Giovanni Manni. Caduta la tirannide i compagni lo ricordano ai posteri quale simbolo dell'idea che non muore".
La tomba, situata nel nucleo storico del cimitero di Terni, versa attualmente in stato di pressoché totale abbandono.

La tomba di Giovanni Manni al Cimitero di Terni

Le notizie biografiche trovate facendo alcune ricerche sono scarsissime: se qualcuno conosce qualcosa di più in merito alla storia di Giovanni Manni, è invitato vivamente a farlo, per cercare di ricostruire un pezzo della storia ternana.

6 agosto 2011

Libri per l'estate

Interrompendo brevemente la vergognosa pigrizia agostana del blogger, che preferisce campare di manfricoli e trattori aviglianesi, laghi pilateschi, mari e monti sparsi.
Libri per l'estate.
"La storia rovesciata", di Covino, Bitti e Venanzi. Si parte dal presupposto, sacrosanto, che a Terni c'è da anni un movimento culturale volto a "riscrivere" faziosamente la storia locale, che negli ultimissimi anni si è concentrato sul tentativo di delegittimare la storia della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, facendo passare una vulgata che la dipinge in pratica come una banda di assassini e criminali. Il libro in questione nasce appunto per rispondere a queste tesi, ribattendo punto per punto e ricostruendo il contesto generale in cui operarono i partigiani umbri. Interessante, specie su temi come la grande rappresaglia dell'aprile 1944, e molto ben documentato. Rimane però forse un po' troppo specialistico, preponderante l'aspetto meramente polemico, di risposta ai libri di Marcellini e a svariati articoli di giornale, e alla fine si è persa un'occasione per rispondere alla maggiore necessità storiografica sul tema, un testo che racconti in maniera accurata, completa e soprattutto fruibile la storia misconosciuta della Gramsci, che esca dalla triade memorialistica/studio accademico/libro sensazional-rovescista.
"La ragazza del secolo scorso", di Rossana Rossanda, del filone memorialistico degli ingraiani. Interessante, fa il paio con "Volevo la luna"di Ingrao, non al livello de "Il sarto di Ulm" di Magri. Una citazione: "I quali ci applaudirono con fervore. Niente appassiona di più una assemblea comunista che ascoltare una opposizione che ne esprimeva i sentimenti senza coinvolgerla ed era destinata a perdere, di modo che l'unità del gruppo dirigente era salva.". Genetico, si veda, 40 anni dopo, lo svolgimento dell'ultimo congresso DS, e le reazioni che nei congressi di sezione c'erano sulle tesi della seconda e terza mozione.

4 luglio 2011

Al cimitero di Colleponte (la Valnerina è il centro della lotta)

Se ci si reca al cimitero della frazione di Macenano-Colleponte, 5 km a nord di Ferentillo (nella zona della Valnerina detta appunto Valle di Ferentillo), paese natale di Alfredo Filipponi, e si dà uno sguardo alle facce e ai nomi di coloro che abitavano quella che era una delle principali basi di appoggio della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, ci si può fare un'idea abbastanza chiara di quello che era il retroterra sociale che ha permesso al movimento partigiano di mettere radici e svilupparsi.

[e se si vuole un'occasione per farlo, la zona della Valle è una delle più belle della Valnerina, è pieno di anziani che giocano a carte sotto gli alberi in riva al fiume, e tra pochi giorni inizia la bella festa "Mille note sul Nera", che si concluderà con il concerto di Gigione il 17 luglio]

13 giugno 2011

Funzioni rotatorie

Tra le funzioni primarie delle rotatorie a Terni si inserisce quella di creare nuovi spazi toponamistici, coi quali, giustamente, e a parziale risarcimento di ritardi e oblii di oltre sessant'anni, ricordare nomi ed eventi della nostra storia contemporanea, da Filipponi Alfredo al 13 Giugno, data odierna, anniversario della Liberazione.

9 maggio 2011

Sulle tracce dei partigiani della Gramsci, a Melaci e Parcherecce

Partigiani della Gramsci ai Casali di Melaci

Escursione sulle tracce dei partigiani della Brigata Gramsci, con partenza da Buonacquisto; si ricercavano le località sedi dei sue primi nuclei della Brigata, alle Parcherecce e a Pozzanghere.
Dalla chiesetta di San Venanzio, subito sopra Buonacquisto, la strada per i Casali di Melaci è semplice: poco di più di venti minuti di cammino, ed è strana l'impressione dei pascoli e dei casali, ormai completamente deserti e abbandonati, dove sai che i partigiani avevano basi sicure, e si vedono le tracce di un insediamento umano consistente e duraturo. Arrampicarsi fino alla zona delle Parcherecce, sul crinale che sale verso la Pelosa, a cavallo con la valle del Fuscello e la statale per Leonessa, è invece complesso, e tocca avanzare su tracce di sentieri e mulattiere semiabbandonate tra le frasche.
Pozzanghere invece, sede del distaccamento di Alfredo Filipponi (nota sul compagno "Pasquale": benissimo ha fatto, e finalmente, l'amministrazione comunale di Terni ha dedicargli almeno una rotonda, in occasione dell'ultimo 25 aprile, che Alfredo Filipponi, esponente storico dell'antifascismo ternano, militante comunista fin dal Congresso di Livorno, animatore e figura di primissimo piano della Resistenza umbra, fondatore e commissario politico della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, è meritevolissimo di memoria storica, e anzi stupisce che si siano dovuti attendere così tanti anni), collocata sul Monte Castiglioni, a dominare l'entroterra arronese, non ce la si è fatta ad arrivarci, con il sentiero da Buonacquisto che si è perso dopo poco nel bosco, ci si riproverà.

NB: AGGIORNAMENTO versione "riveduta, ampliata e corretta" di questo post, un anno dopo!




6 aprile 2011

In memoria delle stragi di Leonessa del 2-5-7 aprile 1944

In questi stessi giorni, a inizio di aprile del 1944, tutto il territorio libero controllato dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci venne investito da una grande offensiva antipartigiana tedesca, forte di diverse migliaia di uomini. Oltre a infliggere un duro colpo ai partigiani della Gramsci, che riuscirono a sganciarsi solo dopo aspri combattimenti, costati decine di caduti e il quasi sbandamento della formazione, le rappresaglie nazifasciste infierirono sulla popolazione inerme, con centinaia di morti e interi paesi dati alle fiamme, come Poggio Bustone.
A Leonessa la violenza nazifascista fu particolarmente feroce, con 51 civili trucidati tra il 2 e il 7 di aprile 1944. Per commemorare l'eccidio, e cercare di rendere un po' più nota una delle tante stragi tedesche avvenute in Italia durante l'occupazione, rimaste prive di responsabili, e quasi rimosse dalla memoria collettiva, ieri si è creata una pagina su Wikipedia sull'argomento.

L’eccidio di Leonessa fu una strage nazifascista avvenuta tra il 2 aprile 1944 e il 7 aprile 1944 a Leonessa e nelle frazioni circostanti, nel corso del quale vennero trucidati 51 civili.

La Resistenza a Leonessa
Il territorio di Leonessa, in provincia di Rieti, fu largamente interessato da un forte Resistenza fin dall’ottobre del 1943. Le bande partigiane della zona f
acevano riferimento alla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, che a partire dalla fine di dicembre 1943, a seguito della liberazione di Norcia e Cascia, riuscì a dare vita a una delle prime zone libere d’Italia, nel territorio immediatamente a nord di Leonessa.
Il movimento antifascista leonessano aveva i suoi punti di riferimento in Roberto Pietrostefani, Giuseppe Zelli, Ugo Tavani, e soprattutto nel giovane parroco Don Concezio Chiaretti: quest’ultimo, a capo del CLN locale, e referent
e della Brigata Gramsci, si sforzò in tutti i modi di preservare la popolazione locale durante l’occupazione tedesca, specialmente in occasione di momenti di tensione come quelli seguiti alla fucilazione, il 26 febbraio 1944, del commissario prefettizio fascista Francesco Pietramanico. Grazie agli sforzi del parroco, si riuscì a evitare la rappresaglia nazifascista, e addirittura a ottenere la nomina di Ugo Tavani, fiancheggiatore della Resistenza, come nuovo commissario prefettizio. Sempre grazie all’impegno di Don Chiaretti, che convinse i militi del presidio della Guardia Nazionale Repubblicana a lasciare il paese, Leonessa venne occupata pacificamente dalla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci il 16 marzo 1944, accolta dalla popolazione festante. Con la liberazione di Leonessa, la zona libera sotto il controllo dei partigiani raggiunse la sua massima estensione, arrivando a comprendere tutta la vasta zona compresa tra la Valnerina, Norcia e la rotabile Piediluco-Leonessa-Posta.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa, in divisa di cappellano militare degli Alpini Il giorno 1 aprile 1944 diverse migliaia di uomini della Wermacht e delle SS, coadiuvati da reparti fascisti, diedero inizio a una vasta operazione militare antipartigiana, con l’intento di eliminare la minaccia che la Brigata Gramsci e altre formazioni minori rappresentavano per le linee di rifornimento con il fronte abruzzese e laziale. La zona libera controllata dai partigiani cessò di esistere, e i battaglioni della Gramsci riuscirono a sganciarsi dal nemico solo dopo aspri combattimenti protrattisi per circa una settimana, e che misero a forte repentaglio l’organizzazione e la tenuta
della Brigata, costringendola ad abbandonare tutti i centri abitati più importanti (Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Leonessa).

Le stragi di Leonessa
Leonessa venne immediatamente occupata dai nazifascisti, che provvidero a incarcerare subito un centinaio di persone, tra veri e presunti antifascisti. L’eccidio ebbe inizio il 2 aprile 1944, con la fucilazione di sei persone nella frazione di Villa Carmine. Dopo alcuni giorni di tregua, la notte del 5 aprile, nella frazione di Cumulata, 13 abitanti vennero trucidati dalle truppe tedesche guidate da Rosina Cesaretti, una giovane locale, amante di un ufficiale tedesco, emigrata a Roma, e tornata in paese a seguito dello sfollamento: dando sfogo anche a odi e rancori personali, essa personalmente guidò i tedeschi nella scelta delle vittime,
tra cui un suo stesso fratello e una zia. Il 6 aprile i tedeschi concessero un altro giorno di tregua, nel corso del quale permisero a Don Concezio Chiaretti di celebrare una messa per i caduti di Cumulata: ma l’indomani, 7 aprile 1944, venerdì santo, mentre pareva che le truppe tedesche stessero per ritirarsi, a conclusione delle operazioni militari, giunse un automezzo con a bordo 15 militi delle SS per un nuovo rastrellamento. 24 persone vennero prelevate, portate presso il paese e fucilate a sangue freddo: tra di esse, anche il commissario prefettizio Tavani, e il parroco Don Concezio Chiaretti, morto perdonando i suoi assassini. Nel corso del rastrellamento, altri 8 cittadini di Leonessa vennero uccisi dalle truppe tedesche nelle frazioni di Villa Gizzi e Ponte Riovalle: alla fine, l’eccidio di Leonessa arrivò a contare 51 morti fucilati dalle truppe tedesche.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nessuno dei re
sponsabili delle stragi di Leonessa è stato punito per i suoi crimini. A Leonessa, la piazza principale del paese è stata intitolata ai martiri del 1944, e un sacrario ne ricorda la morte. Don Concezio Chiaretti venne promosso al grado di capitano cappellano per merito di guerra alla memoria.
Don Concezio Chiaretti, parroco di Leonessa e martire della Resistenza, in divisa di cappellano degli Alpini

20 gennaio 2011

Il partigiano Germinal Cimarelli

Il 20 gennaio di 67 anni fa, in una giornata umida e piovosa come oggi, sui monti sopra Cesi, presso Torre Maggiore, cadeva in combattimento il partigiano comunista Germinal Cimarelli, operaio e antifascista di lungo corso, ucciso mentre da solo proteggeva la ritirata dei compagni del suo piccolo distaccamento che rischiava l'accerchiamento da parte dei tedeschi.
Per ricordarlo, si è rimesso mano a Wikipedia, creando una voce a lui dedicata (con addirittura le foto!).
By the way, a breve un ampliamento della voce dedicata alla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, e le pagine di Alfredo Filipponi e della Zona Libera della Valnerina.

Ora e sempre Resistenza!


Germinal Cimarelli (Terni, 5 luglio 1911 – Monte Torre Maggiore, 20 gennaio 1944) è stato un operaio, antifascista e partigiano italiano.

Biografia

Germinal Cimarelli nacque il 5 luglio 1911 da una famiglia di estrazione popolare a Terni. Molto giovane iniziò a lavorare come operaio presso le Acciaierie di Terni, avvicinandosi alle idee socialiste e nel 1932 al Partito Comunista Italiano clandestino. Nel 1934 militava pienamente e con fiducia nel ristretto gruppo comunista ternano.

Il carcere

Il 21 agosto 1936 si svolse a Terni a opera dei militanti del PCI clandestino una grande e articolata operazione di propaganda, con la diffusione di volantini a sostegno della Repubblica Spagnola, aggredita da Francisco Franco, supportato dai fascisti italiani e dai nazisti tedeschi. A seguito di ciò fu immediata la reazione della polizia della regime fascista, che arrestò decine di persone sospettate di essere antifasciste. Tra di esse vi era il giovane Germinal Cimarelli, che aveva collaborato attivamente all'attività di volantinaggio, e che perciò il 22 settembre 1936 viene condannato a 5 anni di confino, da scontarsi presso il carcere di Tremiti. Da lì venne successivamente trasferito alla colonia penale di Ponza. Allo scadere della pena, nel 1941, le autorità decisero di prolungare la prigionia fino alla fine della guerra, considerandolo un elemento politicamente pericoloso, che non aveva dato segno di ravvedimento durante il carcere.

Solo dopo il 25 luglio 1943, con la caduta del Fascismo, Cimarelli venne scarcerato, e raggiunta Terni, si mise immediatamente in contatto con gli antifascisti che andavano in quei giorni riorganizzandosi.

La Resistenza

Dopo l'armistizio dell'8 settembre nei dintorni di Terni si vennero subito formando le prime formazioni partigiane, a opera di Alfredo Filipponi e di altri antifascisti provenienti dalla clandestinità. Tali bande si vennero via via radicando e ampliando, fino ad arrivare a costituire la Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, una delle prime e più rilevanti Brigate Garibaldi dell'Italia Centrale.

Cimarelli, messosi subito a disposizione, venne inizialmente incaricato di tenere i rapporti del CLN e del PCI ternani con i centri dirigenti di Roma e Firenze, a causa anche di una menomazione all'occhio che ne sconsigliava l'utilizzo in una formazione di combattimento. A seguito però delle sue ripetute insistenze, venne allora destinato a un piccolo distaccamento partigiano operante sui monti sopra Terni, tra Cesi e la Valserra.
Cimarelli, secondo da sinistra, sui monti di Cesi insieme ad altri partigiani, 1943.

Tale banda faceva capo alla Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, pur operando geograficamente distaccata dal teatro di azione della Brigata, dislocata sui monti tra la Valnerina, Norcia, Cascia e Leonessa. A Cimarelli venne dato l'incarico di commissario politico della formazione, al cui comando era posto Elbano Renzi. La banda contava all'incirca 20 partigiani, a cui si erano uniti alcuni prigionieri di guerra sovietici liberati da un campo di lavoro presso Papigno.

La morte

Verso metà di gennaio del 1944, alla formazione partigiana, installata presso il Monte Torre Maggiore, sopra Cesi, giunse notizia che si stava preparando un rastrellamento per distruggerla. I partigiani però sottovalutarono la notizia e non agirono con abbastanza prontezza, così che nel primo pomeriggio del 20 gennaio 1944 vennero sorpresi presso l'accampamento dalle truppe tedesche. Venne ordinata la ritirata, ma d'un tratto la banda si ritrovò la strada tagliata da soldati nemici che sopraggiungevano dall'altra direzione.

Attaccati da soverchianti forze tedesche, per evitare l'accerchiamento e la distruzione del reparto Cimarelli decise di fermarsi, e innalzata una bandiera tricolore da solo con un fucile mitragliatore affrontò i nemici che avanzavano, riuscendo ad assicurare col suo sacrificio la ritirata dei compagni.

La sera stessa della morte di Cimarelli, universalmente amato e stimato, venne insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Nei giorni successivi al rastrellamento, i partigiani sbandati del distaccamento di Cesi vennero reinquadrati nei ranghi della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, il cui comando scelse di intitolare alla memoria di Germinal Cimarelli uno dei suoi battaglioni.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare
«Germinal Cimarelli.
Caduto per la libertà sulle alture di Cesi.
Medaglia d'oro al valor militare della Resistenza.
Dopo l'8 settembre fu tra i primi a insorgere contro l'invasore. Comandante di un distaccamento partigiano, durante un potente rastrellamento tedesco, allo scopo di evitare la distruzione del suo reparto in procinto di essere accerchiato, ne ordinava il ripiegamento che proteggeva, rimanendo da solo sul posto, col fuoco di una mitragliatrice diretto contro i tedeschi incalzanti, quale sfida al nemico issava il tricolore e dopo lunga e impari lotta crivellato di colpi, cadeva da eroe sull'arma salvando così con il suo cosciente sacrificio tutti i suoi i compagni.»
Umbria - Terni - 20 gennaio 1944

10 gennaio 2011

Al partigiano Virgilio Bartolini

Ieri 9 gennaio, dopo un giro ricco di memorie resistenziali e antifasciste, tra Papigno, Piediluco e Arrone, sceso ai Castiglioni di Arrone, frazione tra le più importanti basi di appoggio della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, si è appresa la morte di Virgilio Bartolini, partigiano combattente della Gramsci, probabilmente parente di Dante Bartolini "Ernesto", uno dei comandanti della Brigata, e di Loreto Bartolini "Tancredi", noto antifascista appunto di Castiglioni, responsabile dei patrioti della zona.

25 dicembre 2010

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"


Cuore sereno, e tanti auguri a tutti, amici e compagni!

21.05.1944, Monte La Pelosa, sede del Comando della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci"
"I pochi presenti al Comando decidono di approfittare della bella giornata di maggio, per trascorrere qualche ora di riposo. Certamente quelli di servizio di guardia rimangono al loro posto per questi si provvederà domani che sono di riposo. A passare l'ordine ai partigiani ci pensa l'ufficiale di servizio con l'aiuto dei due piantoni.
Si consuma il rancio tutti insieme nella pratarina. Appena terminato di mangiare il partigiano La Bella, comincia a suonare la sua fisarmonica. Dante prende la vecchia chitarra e cerca di fare d'accompagno alla fisarmonica. I giovani partigiani cominciano a ballare ma con molta fatica poiché la sala improvvisata non ha pavimento asfaltato, ma poggia sulla terra più o meno battuta. Ballano pure le figliole del Comandante e la Gianna. In un secondo tempo ballano gli anziani: Pasquale, Gildo, Procoli, Bruno ecc. Il cuoco arriva con una damigianetta di vino e passa da bere a tutti. Il Comandante parla brevemente della situazione politica e militare del momento e chiude il suo dire con queste parole: « Compagni partigiani, dopo i numerosi nostri carissimi fratelli e compagni, fucilati dai tedeschi, dopo i 96 partigiani caduti prima del rastrellamento e i 54 caduti durante gli undici giorni di accerchiamento da parte delle due divisioni tedesche, qualcuno potrebbe obbiettare che non si dovrebbe ballare e stare allegri come tutti noi stiamo in questo momento. Tale giudizio potrebbe avere anche fondamento, ma la vita è la vita. A che varrebbe mettersi in lutto? Certamente a nulla. Noi - dice Pasquale -, siamo in dovere di vendicare i nostri caduti, ma ciò lo facciamo raddoppiando le nostre azioni di guerra contro i nazifascisti. La nostra parola d'ordine è sempre stata e lo sarà fino alla definitiva liberazione del nostro Paese: rendere impossibile la vita al nemico che sta calpestando la nostra cara Italia.»
A questo punto i presenti tutti a una voce gridano: « W l'Italia libera e indipendente!»
Pasquale riprende a parlare dicendo: « Qualche volta è necessario divertirsi pure per qualche ora. Ciò serve anche, specie ai giovani, per raddolcire l'animo. Non si possono passare i mesi e mesi a pensare al servizio di guardia e sparare con il mitra, la bomba o la mitragliatrice. Malgrado la fede che ci anima - afferma con forza il Comandante -, malgrado la giustezza della nostra lotta armata, in quanto mira non soltanto a ridonare la libertà al popolo e l'indipendenza alla nazione, ma anche ad accelerare la fine della guerra, con il fermo proposito che di guerre non se debbono più fare, occorre se pure per poche ore lo svago, il diversivo. Altrimenti si potrebbe cadere alla aberrazione. Divertitevi perciò cari compagni partigiani con l'istesso slancio di quando partite per le azioni di guerra.»
Alfredo Filipponi "Pasquale", comandante della Brigata Gramsci.
[da "Il diario di Alfredo Filipponi, comandante partigiano"]

26 aprile 2010

25 Aprile 2010, 65° anniversario della Liberazione

E mentre la giornata sta per finire, nel 65° anniversario della Liberazione, il pensiero va a tutti coloro, partigiani e non, che hanno lottato per un'Italia libera e più giusta...
Un pensiero anche al compagno Alberto Cesa, autore della splendida canzone "Partigiano", e di cui si era avuto modo di apprezzare la grande disponibilità, che ieri s'è scoperto c'aveva lasciato, ancora a gennaio.

Nella foto, l'elenco dei compagni caduti della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.

8 marzo 2009

SS 209 - Valnerina!

La bella e amata Strada Statale 209 della Valnerina, che scorre per 65 km da Terni e Visso tra splendidi panorami, antichi borghi e memorie della Resistenza (vabbe' anche dei 100 giorni, giusto 5 anni fa precisi -8 e 9 marzo 2004, e sem encar ici!-), ha però tre nemici. In ordine crescente di nemicaggine e pericolosità.

- i ciclisti, che non si rendono conto che su una strada piuttosto trafficata a due corsie se proprio vuoi chiacchierare beh non è il caso di farlo affiancati
- i motociclisti, che regazzi mia andare in carovane di dieci per volta rombando a 120 e tagliando ogni curva possibile anche se hai una macchina che ti sta venendo contro è cosa abbastanza da coglioni
- i limiti a 70 km/h sui rettilinei (limite massimo su tutta la strada, che però ancora ancora ci vai a 80 ed è accettabile) e soprattutto quelli a 50 km/h, messi di continuo per ogni curva ponte casale albero

[ah, nota ai viaggiatori, oltre al doppio autovelox presso Montefranco, ne è stato di recente aggiunto uno nuovo a Sant'Anatolia di Narco. Anzi Santa Natolia, in omaggio al compagno Alfredo Filipponi.]

14 ottobre 2008

Resistenza in Umbria

Estremamente felice di comunicarvi che finalmente ho terminato le pagine di Wikipedia dedicate alle più importanti formazioni partigiane umbre.

13 giugno 2008

Nel giorno della Liberazione

Il 13 Giugno del 1944 i partigiani della Brigata Garibaldina "Gramsci" dalla Valserra e a seguire dalla Flaminia le truppe inglesi entravano a Terni, dopo la fuga delle autorità fasciste e degli ultimi reparti di guastatori tedeschi.

Dopo mesi di combattimenti sulle montagne e oltre un centinaio di bombardamenti, i ternani rientravano in una città martoriata, che dovette subire per colpa della guerra più di mille morti accertati, decine di migliaia di sfollati, l'80% delle abitazioni rase al suolo o gravemente danneggiate.

Era il giorno della Liberazione.